giovedì 11 aprile 2024

Menfi, Domenica 14 Aprile ore 17.30

 

Al Circolo Operai verranno presentati gli ultimi lavori dell’artista Tregor Russo.
Conversano con l'Autore Nino Sutera e Gregorio Viviani


Tripla presentazione dei lavori di Tregors Russo a Menfi.
Dal libro “Le Ferite dell’essere” al libro "Sicilia: L'incanto dell'estasi, epopea nel regno degli Dei" ai video: tre cortometraggi ed il nuovo videoclip della sua band Gates Eden.



TREGOR RUSSO  oltre ad essere artista internazionale, è insegnante di musica, compositore, arrangiatore, polistrumentista, cantante, scrittore, fotoreporter, poeta, saggista, attore, regista ,direttore artistico e radio speaker.

Ha già pubblicato 3 Libri di poesie, aforismi e saggistica: “Catarsi Redentrice” edito da La Zisa Edizioni nel 2018, “Al Rintoccar dei Sensi Assopiti” edito da Ex Libris Editore nel 2020   e  “Le Ferite Dell'Essere” edito da Melqart  Communication Editore nel 2021, oltre ad aver pubblicato in ambito internazionale i suoi 7 Album, Ep e Demo di Musica Metal dal 1997 al 2021.

martedì 9 aprile 2024

Collegamenti isole minori, cosa serve?

                               Sabrina Gianforte

ne parliamo con il professore Angelo Todaro

 Le isole minori soffrono, " la mancanza di continuità sui collegamenti verso le stesse isole, questa condizione non determina concrete opportunità di sviluppo per i territori che già soffrono dell' insularità, dello spopolamento e non riescono ad attrarre investimenti". 

Queste alcune considerazioni del professore Angelo Todaro, che con le sue aziende ha investito nell' isola di Ustica, per riqualificare la struttura  turistica, di Punta Spalmatore, che rappresenta il primo operatore per posti letto e servizi di accoglienza e intrattenimento per un investimento di quindici milioni di euro. l pubblici decisori, sottolinea  Todaro: " non possono non provvedere con le opportune azioni decisionali e con azioni di investimento per agevolare e favorire le condizioni di sviluppo,  incidendo nelle infrastrutture strategiche, l' interruzione dei  collegamenti marittimi e integrativi non può essere accettata" .  Pertanto continua Todaro, " si invita la politica tutta,  a intraprendere le giuste azioni per fare decollare l' economia. La così detta "politica degli annunci" sottolinea l' imprenditore Angelo Todaro, va abbandonata in favore di azioni che generano attrazione d'investimenti esteri,  lavoro, opportunità per le imprese e determinano l' aumento del PIL .

domenica 7 aprile 2024

L'acqua, una crisi annunciata

 Ai cittadini dell'isola viene raccomandato di risparmiare l'acqua e sui centri urbani si convogliano le esigue risorse idriche destinate alle campagne, sempre più in ginocchio, sempre piu' spopolate.  L'acqua per irrigare i campi non arriva ma le bollette aumentano, chiudono le piccole aziende e c'è il rischio che scompaia un intero settore, avvertono i produttori agricoli, schiacciati da una emergenza provocata non solo dal meteo ma da decenni di cattiva gestione.

Agricoltura in ginocchio dopo un inverno senza pioggia. I primi a lanciare l'allarme erano stati i produttori agricoli. Dopo mesi di siccità, interi raccolti erano andati perduti. La mancanza d'acqua non permette a frutta e ortaggi di sopravvivere, il grano non cresce, in assenza di pascolo i costi di mantenimento del bestiame diventano insostenibili e molte aziende agricole sono già state costrette a chiudere. Le spese sono superiori ai ricavi e per molti lavorare la terra è diventato un lusso che non ci si può permettere. 

Alla vigilia di un'estate che, a giudicare dalle temperature, sembra già arrivata, la situazione si aggrava. Gli allarmi e le preoccupazioni diventano realtà. L'acqua scarseggia sempre più,  il livello negli invasi, che era già ben al di sotto della media in periodo invernal,e ora è drammaticamente basso. La diga Poma, a Partinico,  progettata per garantire la fornitura d'acqua alle campagne della Valle dello Jato, ora convoglia le esigue risorse idriche sui centri urbani. La priorità è garantire gli usi domestici e ospedalieri e l'acqua nelle strutture ricettive già piene di turisti dalla settimana di Pasqua. Intanto però la siccità ha decimato le produzioni ortofrutticole e gli agricoltori già in sofferenza dopo un inverno senza pioggia sono in ginocchio. 

Decenni di errori, campi senz'acqua e bollette raddoppiate

In Sicilia l’acqua, anche quando c'è, si spreca o non viene distribuita, a causa di guasti, malfunzionamenti, perdite che arrivano in alcune zone a sfiorare il 70%.  Molti degli invasi non riescono a conservare l'acqua e quando si riempiono, perchè piove, sono costretti a scaricarla a mare, come è successo dopo le piogge di marzo nella diga Trinità di Castelvetrano, in provincia di Trapani, una delle province in cui sono scattati i razionamenti; quando il livello  si è alzato oltre i limiti consentiti, le paratie si sono aperte e l'acqua dispersa. Paradossi siciliani. Come i tre dissalatori, a  Trapani, Porto Empedocle,  Gela costati milioni di euro ma non utilizzati da vent'anni. I rubinetti del consorzio di bonifica, ente regionale nato nel 2006 e commissariato, restano chiusi ma le bollette arrivano sempre più care. "Nell'ultimo anno  le quote consortili, che vengono recapitate ai contadini come cartelle esattoriali delle Agenzie delle Entrate, sono raddoppiate anche se non abbiamo ricevuto una goccia. Io ho dovuto spendere migliaia di euro per comprare l'acqua e salvare parte del mio raccolto", dice Raffaele Casarubbia, imprenditore di Partinico. Schiacciati da spese sempre più alte rispetto ai ricavi molti di noi stanno gettando la spugna, molte aziende stanno chiudendo, decine e decine di ettari di terreni sono già stati abbandonati, con danni enormi, che si vedranno nei prossimi anni, un intero settore, che era un'eccellenza agroalimentare, sta scomparendo, nel silenzio delle istituzioni, della politica come dei sindacati".

sabato 6 aprile 2024

Dal mondo greco al mondo giudaico-cristiano


 

Peppino Bivona

 

Il mio amico e collega Felice Crescenti, da qualche anno alla direzione del Parco Archeologico di Selinunte,la scorsa estate in occasione degli eventi selinuntini, ebbe la felice idea di invitare due famosi filosofi e studiosi del mondo greco classico. Così nell’ora  del tramonto,mentre gli ultimi raggi di sole incidevano le calcarenitiche  colonne  doriche del tempio “E” nella collina orientale, regalandoci indescrivibili emozioni, due maitre à penser  Umberto Galimberti e Massimo Cacciari ci introducevano nel vasto mondo greco classico. 

Cacciari affronta il tema articolato e complesso del rapporto tra la filosofia  e la tragedia greca in particolare di  Eschilo,Euripide e Sofocle, con un linguaggio abbastanza comprensibile anche per  un  pubblico non addetto ai lavori. Ma è stata la serata con Galimberti  che ha galvanizzato il vasto uditorio  attraverso una esposizione del suo fervido  pensiero. Perciò cercherò di sintetizzarlo brevemente.

Per Galimberti i greci sono il popolo più intelligente mai apparso sulla terra per la semplice ragione che hanno guardato dritto   in faccia sia la morte che il dolore. La loro visione del tempo è ciclica,mentre la natura resta lo sfondo immutabile che nessun uomo, nessun dio fece che è stata, è ,e sempre sarà. La potenza della “ technè”, donata agli uomini da Prometeo ,è di gran lunga inferiore alla natura o meglio alla necessità ( anankè) .Recita il coro nell’Antigone:” la nave solca il mare, fende le acque, ma la calma trasognata li richiude”Nessuno può violare le leggi della natura, lo stesso sole se osasse uscire dal suo tragitto assegnato, verrebbe riportato al suo posto dalle Erinni. Tutto è governato dal buon senso e dalla giusta misura, chiunque eccede , ha la presunzione di superare il “limite” , diviene tracotante(hybris) e va punito. Per i greci il dolore fa parte della vita, non c’è alcun modo per esorcizzarlo, perciò quando stiamo bene…godiamocela la vita,sempre con moderatezza! Se poi arriva il dolore ,allora bisogna reggerlo e per quanto possibile contenerlo :“abstine” e substine”.L’uomo è destinato a morire, dal regno dei morti non si torna più indietro. Nei due poemi omerici,gli uomini vengono sempre chiamati”mortali”, cosi quando il coro nel “Prometeo incatenato”  gli chiede “ ma forse Tu agli uomini, oltre il fuoco, hai anche promesso vane speranze?” e Prometeo con un filo di voce:” Si ho dato loro vaghe speranze!” Allora il coro senza alcun accenno di pietà. “Ti sta bene restare incatenato e con l’aquila che ti mangia il fegato!”

Tutto doveva armonizzarsi con le leggi della natura. Dice Platone “E tu piccolo uomo sarai nel giusto se ti aggiusterai alla complessa armonia della natura”

Poi come un fulmine a ciel sereno arriva il Cristianesimo, o meglio la versione paolina del vangelo di Cristo. Ora “toto cambia”. Il dolore che per i greci è privo di senso, per i cristiani ha una doppia significativa valenza:pagare il conto  per il peccato originale,ma paradossalmente diviene anche “caparra” per l’aldilà. Ma  il vero colpo di genio del Cristianesimo fu la parola d’ordine: “ non morirete più”. Dirà orgogliosamente San Paolo:”Ho morte ,ora dov’è il tuo pungiglione?”Il successo del Cristianesimo sul mondo pagano è dirompente ed inarrestabile!Con le buone o con le cattive,vengono sfrattate le ninfe dai boschi, i ruscelli non sono più sacri a Diana, il dio Pan non l’ascolta più nessuno: l’incanto per il mondo naturale ,fa posto al suo disincanto!.La natura è creatura di Dio e la consegna all’uomo nominandolo “possessor e dominator mundi”.Il tempo ciclico per i greci, con la rotazione delle stagioni , e i suoi raccolti, diviene lineare,un tempo escatologico,unidirezionale, si riempie di senso e diviene…storia. Ora tutto in occidente diviene cristiano , cosi  il passato è peccato,il presente diviene preghiera, il futuro è salvezza. Anche Marx in fondo è cristiano:il passato schiavitù, il presente lotta di classe,il futuro…sol dell’avvenir. Lo stesso dicasi per Freud o per la scienza in generale. Questo sguardo ottimistico sul futuro,non fu solo il colpo maestro per la religione cattolica, ma si trasmise con maggiore intensità nella nostra civiltà occidentale consentendoci di dominare il resto del mondo. Questo felice connubio, quasi indissolubile,tra civiltà occidentale e cristianesimo fino a quando durerà :ovvero l’occidente sopravvivrà alla fine del cristianesimo oppure il cristianesimo saprà resistere alla fine  dell’occidente?

Tutto prende le mosse dalla illimitata fiducia verso il futuro, sempre positivo, carico di speranza, sorretta dalla Provvidenza, fino alla sua metamorfosi più radicale. La “morte di Dio”come annunciato da Nietzsche apporta qualche variante, vengono introdotte nuove figure quali: l’ideologia  e la scienza. La potenza nefasta dell’ideologia l’abbiamo conosciuta durante il novecento col il fascismo, il nazismo, lo stalinismo. Resta ancora viva e vegeta la nuova religione rappresentata dalla scienza. Ma questa è una storia attuale

 

venerdì 5 aprile 2024

“IL FASCISMO E GLI ANTIFASCISTI DELLA VALLE DEL BELICE”

 

tratto dal libro: “IL FASCISMO E GLI ANTIFASCISTI DELLA VALLE DEL BELICE”


In vendita Amazon libri


LEONARDO BALISTRERI


IL FASCISMO E GLI ANTIFASCISTI DEI PAESI

DELLA VALLE DEL BELICE




Abolizione delle associazioni: compresa la massoneria


Mussolini si avvalse all’inizio della sua ascesa politica del sostegno massonico, infatti sia il GOI (Grande Oriente d’Italia) di Piazza Giustiniani, che la Gran Loggia Italiana di Piazza del Gesù avevano una certa attrazione per il fascismo; addirittura nel 1922 il gran maestro Raoul Palermi della Gran Loggia d’Italia, appoggiò senza tentennamenti, l’adesione e la fedeltà agli ideali fascisti. Appena consolidato il potere, Mussolini si volle liberare di queste associazioni ritenute incontrollabili; le camice nere perpetrarono saccheggi e assalti in diverse logge di libera muratoria, il 31 ottobre del 1924, venne occupata la sede del Grande Oriente d’Italia di Roma, all’epoca sito nel palazzo Giustiniani. Con la circolare n. 4 del 14 aprile 1925 del Partito Nazionale Fascista (Direttorio Nazionale) trasmessa a tutte le federazioni, avente per oggetto “Chiarimenti e istruzioni per la lotta contro la massoneria” si evidenzia la volontà del nascente stato totalitario di abolire la massoneria.


Durante la discussione in parlamento, per promuovere la legge di abolizione delle associazioni (compresa la massoneria), del 16 maggio 1925, Antonio Gramsci pronuncia alla Camera dei Deputati un famoso discorso, anche se la sua valutazione dell’istituzione massonica era perfettamente in linea con i deliberati dell’Internazionale comunista, per l’assoluta incompatibilità tra un’associazione “borghese” come la massoneria e gli interessi del proletariato rivoluzionario.

Nel suo intervento Gramsci per la profondità del suo pensiero non dogmatico, né settario, evidenzia due aspetti fondamentali nel suo discorso.

Il primo è la celebre affermazione per cui:

[…] La massoneria, dato il modo con cui si è costituita l’Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalista italiana, la massoneria è stata l’unico partito reale ed efficace che la classe borghese ha avuto per lungo tempo. […]

Il secondo aspetto è la lucida intuizione e la coraggiosa denuncia della deriva liberticida, con la legge sulle associazioni.

[…] Questa legge non varrà affatto ad infrenare il movimento che voi stessi preparate nel paese. Poiché la massoneria passerà in massa al partito fascista e ne costituirà una tendenza, è chiaro che con questa legge voi sperate di impedire lo sviluppo di grandi organizzazioni operaie e contadine. Questo è il valore reale, il vero significato della legge. […]

[…] La massoneria è la piccola bandiera che serve per far passare la merce reazionaria antiproletaria! Non è la massoneria che vi importa la massoneria diventerà un’ala del fascismo! La legge deve servire per gli operai e per i contadini i quali comprenderanno ciò molto bene dall’applicazione che ne verrà fatta. […]

La legge contro l’associazionismo viene promulgata da re Vittorio Emanuele III, firmata dal capo del governo Benito Mussolini, la Legge n. 2029, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n. 277 del 28 novembre 1925 dal titolo:

“Regolarizzazione delle attività delle associazioni, enti e istituti e dell’appartenenza ai medesimi del personale dipendente dallo Stato, dalle provincie, dai comuni e da istituti sottoposti per legge alla tutela dello Stato, delle provincie e dei comuni”.

Di fatto si mirava a impedire ai fratelli massoni l’accesso alle cariche pubbliche, mettendo definitamente al bando la libera muratoria. Il 22 novembre 1925 il Gran maestro Domizio Torrigiani firmò l'ordine di scioglimento di tutte le logge massoniche del GOI, lo stesso fece il gran maestro Raul Palermi di sciogliere le logge massoniche del GLI.

Nell’aprile del 1927 Torregiani fu arrestato e confinato a Lipari e a Ponza. Va detto, che un, nutrito elenco di gerarchi fascisti: Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi, Italo Balbo, erano già affiliati alla libera muratoria, prima della legge di abolizione della massoneria del 1925, alle obbedienze italiane della Gran Loggia d’Italia degli ALAM (antichi liberi accettati muratori) di Piazza del Gesù di Roma. Detti notabili, massoni, si aggregarono al nuovo regime, per mantenere e sviluppare i propri privilegi attraverso lo stato fascista. Si ritiene che i gerarchi: De Vecchi, De Bono, Dino Grandi, Bianchi, Farinacci, Buffarini Guidi e Bottai, che fossero ancora affiliati agli ALAM alla data del 25 luglio 1943, (data in cui, il Gran Consiglio del Fascismo sfiduciò Mussolini).


Per una riconversione agro-ecologica della zootecnia

 

 

La Sicilia è una delle prime regioni italiane per numero di allevamenti estensivi 

Il nostro sistema di produzione di carne, basato sugli allevamenti intensivi, è insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico: divora risorse naturali e fondi pubblici, spinge fuori dal mercato le piccole aziende, e solo le più grandi si arricchiscono.

Per questo,  alcune Associazioni, hanno presentato una proposta di legge, sostenuta da un gruppo trasversale di parlamentari, per fermare con una moratoria l’espansione degli allevamenti intensivi e avviare un piano nazionale di riconversione agro-ecologica del settore zootecnico.

L’obiettivo è creare le condizioni per un sistema produttivo basato su piccola scala e con minori impatti, che garantisca margini di guadagno più equi per i produttori e l’accesso a cibi sani e di qualità.

Il sistema zootecnico europeo, compreso quello italiano, richiede una grande quantità di risorse naturali (due terzi dei terreni agricoli europei sono destinati all’alimentazione animale) e produce grandi quantità di sostanze inquinanti.

Gli impatti degli allevamenti intensivi, soprattutto nelle zone in cui queste attività sono più concentrate, come la Pianura Padana, sono ormai ampiamente documentati: riguardano principalmente le emissioni di ammoniaca (NH3) e il conseguente inquinamento da polveri fini (PM 2,5), responsabili ogni anno di migliaia di morti premature in Italia.

Le grandi quantità di azoto prodotto rappresentano inoltre un problema per l’inquinamento del suolo e dei corpi idrici, soprattutto nelle regioni ad alta densità zootecnica.

Da tempo il sistema zootecnico è soggetto a cicliche crisi in parte legate alle sue stesse caratteristiche: l’elevata dipendenza da input esterni (energia, mangimi, acqua) lo rende infatti particolarmente fragile, così come le condizioni di allevamento (tanti animali geneticamente simili rinchiusi in spazi ristretti) lo rendono vulnerabile alle epidemie sempre più frequenti. Questo ne fa un sistema non in grado di autosostenersi dal punto di vista economico, ma bisognoso di continui e ingenti aiuti pubblici, europei e nazionali.

La continua necessità di enormi quantità di mangimi rende il sistema zootecnico italiano fortemente dipendente dall’estero: quasi il 60% dei cereali e delle farine proteiche impiegate per produrre mangimi sono importati da Paesi extra UE, con un impatto ambientale enorme per la perdita di biodiversità a causa della distruzione delle foreste primarie e l’utilizzo di pesticidi, in particolare per la produzione di mais e soia in paesi del sud America come Argentina e Brasile.

Una domanda così alta non può trovare risposta in un aumento delle produzioni nazionali ed europee, dove circa 2⁄3 dei terreni agricoli sono già dedicati all’alimentazione animale, per questo è necessario cambiare il modello, superando il concetto di “allevamenti senza terra”.

La proposta di legge, promossa da Greenpeace Italia, ISDE, Lipu, Terra! e WWF, intende modificare in senso agroecologico proprio quelle caratteristiche del nostro sistema zootecnico che sono alla radice dell'insostenibilità ambientale ed economica del settore, a partire dai metodi di allevamento e dall’eccessivo numero di animali allevati, nonché dalla dipendenza dai prodotti farmaceutici (antibiotici), avendo come obiettivo anche quello di migliorare il benessere degli animali.

Scarica qui di seguito il testo della proposta di legge con la relazione illustrativa – “Disposizioni in materia di riconversione del settore zootecnico per la progressiva transizione agroecologica e il Manifesto Pubblico “Oltre gli allevamenti intensivi” 

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martedì 26 marzo 2024

La PAC delle contraddizioni

 le proposte di modifica della PAC della Commissione UE non sono una semplificazione ma un attacco al futuro rendendo la nostra agricoltura meno resiliente di fronte alle sfide ambientali globali.

Con questa proposta sono vanificati i passi avanti a favore della natura e della protezione del clima compiuti negli ultimi venticinque anni.



Dopo la nuova deroga alle norme della condizionalità sugli spazi per la natura del regolamento della Politica Agricola Comune 2023-2027, la Commissione europea ha proposto un ulteriore indebolimento della protezione del suolo, della rotazione delle colture e dei pascoli con un pacchetto di ulteriori modifiche giustificate dalla “semplificazione” dei regolamenti europei e chiedendo la loro approvazione attraverso una procedura di urgenza.

Questa proposta di ulteriori modifiche verrà discussa domani nel Consiglio AgriFish. I capi di Stato e di Governo dell'UE voteranno la proposta nel corso del Consiglio europeo di oggi, mentre il voto in plenaria al Parlamento Europeo è previsto entro il mese di aprile.

Una procedura del tutto straordinaria che non prevede una valutazione di impatto, né un confronto con la società civile. Decisione ancora più incomprensibile considerata la consultazione proprio sul tema della semplificazione attivata dalla stessa Commissione nelle ultime settimane, i cui risultati sono attesi dopo l’estate, nonché il Dialogo strategico aperto proprio sui temi del futuro dell’agricoltura in Europa.

Per attirare l'attenzione dei decisori politici e del pubblico sulle carenze della procedura d’urgenza e sulla mancanza di legittimità della proposta della Commissione, le Associazioni europee BirdLife, Greenpeace, EEB e WWF, in coordinamento con ClientEarth, hanno inviato oggi una lettera alla Presidente Ursula von der Leyen. La lettera sottolinea il processo antidemocratico che ha portato alla proposta e la mancanza di vere giustificazioni dietro la pretesa della procedura di urgenza. Le Associazioni europee evidenziano inoltre l'impatto che le misure proposte avranno sull'ambiente e sul futuro dell’agricoltura. Alla luce di queste considerazioni, le Associazioni europee chiedono il ritiro della proposta e che qualsiasi futura iniziativa sull’agricoltura dell’UE rispetti i diritti democratici dei cittadini.

La Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura ribadisce al nostro Governo la richiesta di non sostenere lo smantellamento degli standard ecologici nella politica agricola, votando contro la proposta della Commissione. Sorprende che nella stessa settimana in cui risulta evidente che l’Europa è impreparata agli effetti crescenti del cambiamento climatico, la Commissione europea, senza nessuna valutazione condivisa, riduca le regole per implementare le poche misure rimaste nella PAC necessarie per promuovere la resilienza delle aziende agricole di fronte della crisi ambientale.

E’ urgente un confronto allargato su questo tema che non può essere limitato alle sole Organizzazioni agricole, perché il futuro dei sistemi agroalimentari interessa tutti i cittadini e non solo gli agricoltori. Purtroppo la nostra richiesta di avvio di un ampio dialogo anche a livello nazionale inviata nelle scorse settimane al Ministro Francesco Lollobrigida sembra essere caduta nel vuoto.” - commentano le Associazioni di #CambiamoAgricoltura che concludono - “Questo pacchetto di riforme non solo riporterà la PAC indietro di oltre 25 anni ma danneggerà in particolare tutte quelle aziende agricole che hanno convintamente intrapreso la strada dell’agroecologia e renderanno tutto il sistema agricolo ancora più vulnerabile agli effetti della perdita di biodiversità e della crisi climatica”.

 

lunedì 25 marzo 2024

AGROINDUSTRIA O AGRICOLTURA CONTADINA?

 


L'agricoltura o le agricolture? 

La diatriba di questi giorni, può essere tranquillamente ridotta a un conflitto, tra agroindustria super intensiva (nord e europa) con interessi inconfessabili, e l'agricoltura mediterranea,  rappresentata  da piccole e medie aziende a conduzione familiare, che non ha niente da dividere con la prima.


Dedichiamo questo scritto a una prima riflessione sull’agricoltura contadina, non prima di ribadire dei concetti base:

 -      L'80% delle risorse europee va a una piccola lobby (20%)di aziende capitaliste. 

  -   L’81% dei Azionisti di     maggioranza,(cittadini, contribuenti, consumatori) si dicono preoccupati per l’impatto ambientale dei pesticidi e per il 75% hanno timori rispetto all’impatto dei pesticidi sulla salute umana, come riporta un recente sondaggio della società di analisi di mercato Ipsos. 

  -   Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono politiche lungimiranti 

Seppure oggetto di dibattito internazionale da quasi un secolo, è stata generalmente considerata marginale, ritenendo erroneamente che fosse destinata a scomparire sotto i colpi del processo di modernizzazione. Tuttavia, alcuni elementi qualificanti di questa agricoltura – assunta come inefficiente, improduttiva ed arretrata – costituiscono quella che emerge essere la forma più diffusa, in Italia e nel mondo, di coltivazione: l’agricoltura familiare, ritornata al centro di un intenso dibattito  

Molteplici sono stati gli studi specificatamente incentrati sulla persistenza e trasformazione del modo di produrre contadino (Cavazzani 2009; Corrado 2013a, 2013b; Giunta 2014; Pérez-Vittoria 2007; Pieroni, 2008; Van der Ploeg 2006, 2009; Vitale 2013; Sivini 2013a; 2013b). Alla luce di questi studi, ma soprattutto delle dinamiche di mobilitazione e rivendicazione tradotte in proposte politiche, con questa raccolta di contributi si è focalizzata l’attenzione sulle proposte di legge in discussione per comprendere quale sia lo spazio per l’agricoltura contadina in Italia.

L’intervento di Antonio Onorati fa il punto sulle condizioni e le prospettive delle “agricolture” italiane. Da una parte vi è l’industria agroalimentare orientata all’esportazione, sempre meno italiana nonostante l’intenso intervento pubblico, considerata strategica nel rispondere attivamente alla crisi dell’agricoltura ed alla caduta dei consumi, rilanciando il Made in Italy.
Onorati dimostra come all’esiguità del numero di imprese di grandi dimensione capaci di proiettarsi sui mercati globali, superando gli alti costi d’ingresso, corrisponde un dominio sul comparto tanto forte da determinare le politiche pubbliche e esercitare una competizione, a tratti sleale, nei confronti dell’intera agricoltura italiana. Ciò avviene soprattutto a scapito di quelle piccole e medie aziende dell’agroalimentare che, grazie ad un carattere fortemente territoriale, dovrebbero essere, scrive Onorati, “il riferimento assoluto del ‘Made in Italy’”perché capaci di realizzare prodotti alimentari “eccellenti” ed “inimitabili”. É proprio su queste piccole e medie aziende che si esercita la pressione verso l’abbassamento dei prezzi pagati alla produzione agricola. Dall’altra parte vi è l’agricoltura contadina, articolata su una miriade di piccole e piccolissime imprese agroalimentari. Fondata su una razionalità economica centrata sull’acquisizione di reddito (esclusivo o aggiuntivo) attraverso il lavoro, fortemente radicata nei territori e prevalentemente orientata al mercato locale, ha sviluppato una gestione dell’attività produttiva finalizzata all’autonomia, almeno relativa, dal mercato. Essa rimane, dice Onorati, la struttura su cui continua a poggiare il sistema agroalimentare italiano, nonostante la competizione iniqua con il modello agricolo industriale dominante.

Questo modo di produrre, dunque, lungi dall’essere un problema, rappresenta non solo una risorsa per la sostenibilità dello sviluppo economico italiano ma, più in generale, per la salvaguardia e la valorizzazione delle dimensioni sociali ed ecologiche del sistema agro-alimentare. Queste, ci sembrano, le considerazioni più importanti che hanno portato alle proposte di legge che il parlamento non è stato capace di approvare, per interessi ostili.

 L’articolo di Isabella Giunta ne sintetizza i tratti salienti, mostrando come tali proposte, inserendosi nelle pieghe della “svolta verde” della Comunità Europea e dell’attenzione verso l’agricoltura familiare della Fao, siano innanzitutto il risultato di un intenso ed effervescente dibattito sociale, stimolato a livello internazionale dai movimenti contadini, e nei territori da diverse iniziative innovatrici   Un dato che ci sembra emergere da questo dibattito, in parte riflesso nelle proposte di legge, riguarda una serie di elementi che specificano l’agricoltura contadina rispetto alla categoria di agricoltura familiare, la quale, come è noto, nella formulazione della Fao si riferisce al controllo ed alla gestione familiare dei più importanti fattori produttivi (terra e lavoro), con esplicito riferimento alle funzioni economiche, ambientali, sociali e culturali (Fao 2014). Ci sembra che l’innovazione apportata dalla riflessione sull’agricoltura contadina sia la qualificazione di queste dimensioni e delle interconnessioni interne che permettono di prospettare un sistema locale di produzione. Così, nella difesa della “dignità del lavoro” e nella richiesta di rendere ad esempio accessibili le terre demaniali, terra e lavoro cessano di essere concepiti come meri fattori produttivi, acquisendo una natura sociale legata, rispettivamente, all’attività lavorativa come spazio di esistenza e fonte di reddito ed alla terra come bene comune o comunque collettivo; da qui, si comprende come l’elemento soggettivo della produzione (il lavoro) possa avere con la terra non esclusivamente un rapporto di proprietà (privata), ma una miriade di relazioni “altre”, che le analisi sulle società non capitalistiche hanno spesso classificato sotto le nozioni di uso e possesso. Nella medesima logica, il rimando all’agroecologia, alla biodiversità e all’economia solidale prospettano la necessità di tener in conto gli effetti sociali ed ecologici sull’ambiente circostante.

Quest’ultimo nesso, e le sfide aperte dal riconoscimento istituzionale del modo di produrre contadino, viene affrontato nell’articolo di Adanella Rossi e Davide Biolghini, con riferimento all’economia solidale quale “particolare cornice di senso” entro cui l’agricoltura contadina multifunzionale interagisce con i contesti socio-ambientali in cui opera. L’enfasi qui è sulla “gestione etica dell’attività” e delle risorse locali, tema intorno al quale si sono sviluppate una molteplicità di pratiche sociali innovative quali, per esempio, i civic food networks.

Evidentemente, una delle sfide cruciali insite nel riconoscimento istituzionale riguarda l’insieme delle condizioni capaci di garantire la riproduzione, secondo la sua specifica razionalità, del modo di produrre contadino. L’articolo di Yvonne Piersante affronta una delle condizioni interne essenziali del processo di riproduzione, ossia il controllo sulle sementi quale diritto collettivo, percorso già intrapreso, anche se molto timidamente, dalla Fao, ma centrale nella proposta Zaccagnini. L’autrice mostra come da questo diritto dipenda il recupero, la conservazione e l’ulteriore sviluppo della biodiversità e, più in generale, della cura del territorio.



L’intervento di Giuseppe Gaudio e Palmerino Trunzo, infine, affronta una questione fondamentale non solo per l’agricoltura contadina, ma in generale per l’agricoltura italiana: il ricambio generazionale, che è trasmissione di conoscenza e saperi produttivi. Non si tratta soltanto di favorire l’accesso alla terra in un momento in cui il “ritorno in agricoltura”, emerso come nuovo fenomeno sociale, è sempre più caratterizzato dall’attenzione all’ambiente, al paesaggio, all’inclusione sociale, alla qualità della vita: “una sfida etica e culturale prima che tecnica”, scrivono i due autori. Si tratta anche di predisporre politiche pubbliche capaci di accompagnare questo processo, prospettando un approccio globale ed integrato. Dal momento che sono proprio le ‘generazioni future’ ad essere continuamente chiamate in causa nei documenti istituzionali sulla sostenibilità, in realtà, esse non possono essere pensate solo come destinatarie: i giovani devono infatti essere parte costitutiva del processo che li riguarda.

L’approvazione di una legge per l’agricoltura contadina, a tutela della sua specificità e che ne valorizzi l’eterogeneità, può essere un importante strumento per costruire spazi di manovra e di agibilità politica, necessari non solo alla resistenza e alla riproduzione delle piccole e medie aziende contadine, ma anche per costruire percorsi di innovazione economica e sociale, per la gestione dei beni comuni, per rispondere ai bisogni sociali, per creare reddito e impiego, per dare riconoscimento e fare emergere pratiche e circuiti economici, oggi in parte informali, finalizzati all’autoconsumo o ai consumi locali. Tale strumento potrebbe essere particolarmente importante per le aree interne o montane (di cui si occupa anche questo numero), in cui l’agricoltura e l’allevamento soffrono spesso ulteriori vincoli, fisico-spaziali, ambientali, socio-demografici ed infrastrutturali. Ma, in generale, si produrrebbe un utile quadro, adatto all’eterogeneità dei soggetti produttivi presenti nelle campagne italiane, entro cui imprimere una nuova dinamicità ai processi di sviluppo rurale, per sperimentare nuove politiche e pratiche per la sovranità alimentare e l’economia solidale, a livello locale e regionale. Certamente, l’approvazione di questa legge sarebbe un importante passo nel cammino verso l’istituzionalizzazione della proposta della sovranità alimentare, promossa dai movimenti sociali a livello internazionale, a cui altri paesi membri e le istituzioni europee potrebbero guardare con interesse, come già sta facendo la Fao. Ciò comporta ripensare la questione agraria come “questione del cibo”, ponendo particolare enfasi sulla necessità di promuovere la riterritorializzazione dei sistemi alimentari, in modo da favorire forme di produzione e consumo ecologicamente e culturalmente appropriate. In questo senso, riconoscere giuridicamente l’esistenza del soggetto produttivo contadino, con le proprie specificità e il connesso diritto a vederle rispettate grazie a misure e strumenti appropriati, significa anche promuoverne il ruolo cruciale svolto nella garanzia dell’accesso al cibo per tutti. Vale la pena, infatti, sottolineare che, secondo stime della Fao (2014), queste agricolture assicurano alla popolazione mondiale attuale, sempre più concentrata nelle aree urbane o metropolitane, più dell’80% degli alimenti consumati su scala globale. Il ricco dibattito a livello internazionale, ospitato in particolare dalla rivista Journal of Peasant Studies, evidenzia alcune criticità: i processi di proletarizzazione, la crescita della popolazione urbanizzata e il conseguente aumento della domanda di cibo nelle città, le differenti possibilità di accesso ad un “cibo di qualità” in funzione dell’appartenenza di classe, le condizioni del lavoro all’interno del sistema agroalimentare, l’organizzazione dei mercati e dei circuiti di distribuzione (si veda in particolare il dibattito tra Henry Bernstein e Philip McMichael). Evidentemente, si tratta di questioni aperte, su cui i movimenti sociali e contadini, insieme alla ricerca, devono continuare ad interrogarsi, sollecitando soluzioni politiche

martedì 19 marzo 2024

Still Life

 

Still Life

(natura morta)

Peppino Bivona      


Come tutti i martedì sera RAI cinque ci propone dei film di notevole interesse, premiate dalle più famose giurie di Festival Cinematografici , senza interruzione pubblicitaria, perciò opere da non perdere. Così lo scorso martedì era in programmazione il film” Still Life” di Umberto Pasolini, vincitore al concorso per il “Leone D’oro” a Venezia.

La stessa sera e alla stessa ora ,su una rete televisiva si giocava una partita con il Napoli. I miei amici del Circolo non ebbero dubbi: scelsero il godimento pulsionale offerto dalla partita di calcio anziché le delicate emozioni, i profondi sentimenti promessi dal film. Ai tanti che hanno perso questa occasione li invito , qualora venisse riprogrammato a vederlo!

Ma cosa aveva di particolare questo film?Perché la Giuria di Venezia ha assegnato questo alto riconoscimento?

Narra la storia di un comunissimo impiegato comunale della South London, negli anni ottanta,di nome John May il cui compito era la ricerca dei parenti, ove fosse possibile,delle persone morte in solitudine e provvedere al funerale e la tumulazione ,ovviamente a totale carico del comune. John è un uomo meticoloso, raccoglie sul defunto tutte le informazioni possibili da quante persone lo avessero conosciuto e poi il prete ne tracciava l’omelia . Ma John faceva ancora di più: sceglieva le musiche da suonare in chiesa in funzione del loro orientamento religioso. Poi accompagnava il feretro, spesso e quasi sempre solo , fino alla tumulazione dove i poveretti riposavano in una tomba messa a disposizione del comune. Era la “cura” dovuta ai morti, alla pietas, alla misericordia , al doveroso omaggio che i vivi dobbiamo ai morti, accompagnandoli all’altra riva. Diversamente da Foscolo, John è convinto che, “ all’ombra dei cipressi e dentro l’urna confortato di pianto” il sonno della morte possa essere meno duro! Ma la morte non è l’ultima parola sulla vita.

Un tempo da noi nei funerali era uso che i parenti o gli amici offrissero al defunto un “ cruna” ovvero una corona di fiori sorretta da due leggeri sostegni a forma di triangolo. Intorno vi era cinta un nastro nero su cui spiccavano i caratteri giallo-oro. Erano scritte le ultime parole che i vivi affidavano ai cari defunti. Il contrasto del colore della luce, il giallo oro della vita e la base nera del nastro ,il buio imperscrutabile della morte. Queste crune accompagnavano il carro funebre portati a spalla da “ciccinupistapipi” e dall’inseparabile “ pippinaladdazza” e qualche altro. Precedevano il feretro , questi poveri cristi quasi a simboleggiare il vuoto della ragione ,l’insensatezza della morte o l’implosione di tutti i sensi che illusoriamente ci siamo costruiti nella vita terrena!

Ma la ritualità funeraria aveva come obbiettivo la “Elaborazione del lutto” ovvero la possibilità per chi resta di sopportare,superare, metabolizzare, il lutto ,il trauma della morte , ritornare a ri vivere. Tutto prendeva il via in chiesa, dai paramenti, decisamente viola, dalla lingua ,naturalmente il latino,e poi i canti che la chiesa da secoli aveva selezionato: i canti gregoriani. Direte,ma non si capiva niente! Ebbe, che cosa c’era da capire? Che parole puoi trovare per descrivere o commentare una tragedia? Cosa vuoi comprendere sul mistero della vita e della morte?Rimaneva questa “atmosfera” di colori, voci , note che ci coinvolge,ci trascendeva verso una dimensione quasi irreale . Non prima di lasciare il posto alle parole dell’Ecclesiaste” Polvere siamo e polvere ritorneremo”.

Dopo la chiesa il corteo funebre si allungava verso via della Vittoria ,il lungo budello di strada che conduceva al cimitero:la metabolizzazione del lutto richiedeva “tempo” e “spazio”. Al passaggio i negozi abbassavano le serrande .Fino all’abbraccio ,la “stretta di mano” finale al cimitero. Per chi restava, rimaneva l’obbligo di “ segnalare” , mostrare il lutto, Il nero della camicia,poi la coppola nera, la fascia al braccio sinistro,infine il bottone sempre nero sul petto. La elaborazione del lutto aveva anche i suoi tempi: dieci anni per il padre,cinque per un fratello. Se moriva un figlio il lutto era per tutta la vita: era l’evento più innaturale che si possa concepire!. Se le donne restavano vedove le chiamavano “cattive” ovvero prigioniere :Lutto per tutta la vita!

Poi arrivò la modernità ,non c’era tempo da perdere,sono tempi”morti” , il tempo è denaro ,siamo pratici!Non si può fermare il traffico per lasciar passare un carro funebre! Le musiche vibranti ed emozionanti li abbiamo sostituite con quelle noiose cantilene senza fine recitate a più non posso e infine un sbrigativo applauso finale ci riporta tutti alle nostre faccende giornaliere. Fu così che una ordinanza del sindaco rese i funerali più sbrigativi, pratici, con indiscusso risparmio di tempo. Ai pochi che si opposero ci fu il mio amico Giovanni che preoccupato, più o meno mi disse:


Si inizia a non aver rispetto per le cose,si passa poi a non curarsi degli altri e…si finisce per non rispettare neanche di 9se stessi”


Ma ci siamo dimenticati del film. Volevo segnalarvi una scena che mi ha colpito.

Nel suo lavoro quotidiano un giorno, John fu chiamato dal portiere di uno stabile dove da poco era morta una anziana donna. I due con discrezione visitano l’appartamento in cerca di indizi su qualche eventuale parente, anche se il portiere giura che la vecchia signora non aveva ricevuto nessuna visita. “Aspetta” disse John” Questa mi sembra una lettera indirizzata , credo alla figlia leggi: cara Dolly, ti voglio un bene dell’anima……”Il portiere restò perplesso,ma John ne trovò altre “ Cara mamma ti voglio….” Ma stranamente la lettera non era firmata, il portiere la prese tra le mani, si avvicinò alla luce della finestra e cosa vide…l’impronta della zampina della gatta che la signora chiamava Dolly.


lunedì 11 marzo 2024

ASSOCIAZIONI SCRIVONO AL MINISTRO “RISCHIAMO DI TORNARE INDIETRO DI 25 ANNI”

 ...qualche mese addietro c'eravamo occupati del conflitto tra agroindustria e agricoltura contadina, tra città e campagna.  

                        ATTENZIONE, MANIPOLARE CON CURA

Con grande soddisfazione, si fa per dire, apprendiamo che alcuni rappresentanti degli azionisti di maggioranza,   (cittadini contribuenti del bilancio dell'UE e quindi finanziatori della PAC)  hanno messo in mora il ministro dall'intraprendere iniziative,  senza ascoltare prima gli azionisti di maggioranza, e solo dopo le lobby dell'agroindustria, e della chimica, che non sono azionisti, ma semplici agitatori.



















  ASSOCIAZIONI SCRIVONO AL MINISTRO  

“RISCHIAMO DI TORNARE INDIETRO DI 25 ANNI”

Non può esistere l’agricoltura senza la tutela del suolo, delle acque, dell’aria, del benessere degli animali e del nostro capitale naturale.

23 Associazioni hanno inviato una lettera al Ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, per chiedere un confronto sul futuro dell’agricoltura e dei sistemi agro-alimentari in Europa e nel nostro Paese, allargato anche alle Associazioni ambientaliste, animaliste e dell’agroecologia.
“La mobilitazione degli agricoltori delle ultime settimane ha riportato alla cronaca un conflitto, vero o presunto, tra gli obiettivi della necessaria e imprescindibile transizione ecologica e la produzione primaria”, scrivono le 23 Associazioni da molti anni impegnate nella promozione di una transizione agro-ecologica del modello agricolo sia nazionale che globale, sempre disponibili al confronto con le Istituzioni, le parti economiche e sociali.

 LA CAUSA DELLE DIFFICOLTÀ NON RISIEDE 

NELLE NORME AMBIENTALI

“Consapevoli delle difficoltà che il sistema agro-alimentare sta affrontando da molti anni, siamo convinti che la causa non risieda nelle norme ambientali, ma essenzialmente in problemi strutturali del settore primario, che richiedono un forte impegno istituzionale e di tutti i soggetti interessati”, sottolineano le 23 Associazioni rivolgendosi al Ministro.
Contrapporre gli obiettivi della sostenibilità ambientale a quelli della sostenibilità economica delle aziende agricole sarebbe un grave errore, perché i due obiettivi sono strettamente connessi.

LE STRATEGIE EUROPEE

Le Strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030” non sono la causa della crisi economica del setto-re agro-alimentare, ma sono parte della soluzione del problema della sostenibilità del reddito degli agricoltori. Per questi motivi le Associazioni esprimono le loro preoccupazioni per l’indebolimento degli obiettivi della Politica Agricola Comune discussi nell’ultimo Consiglio europeo AgriFish. La Commissione europea ha proposto la cancellazione di alcuni impegni previsti dalla condizionalità del primo pilastro, le azioni obbligatorie per la tutela dell’ambiente, del suolo e della biodiversità collegate ai pagamenti di base che gli agricoltori ricevono con la domanda annuale della PAC. Queste pro-poste della Commissione europea soddisfano solo in parte le richieste avanzate da alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, che hanno chiesto l’eliminazione degli impegni per la protezione delle zone umide e delle torbiere, per il mantenimento della sostanza organica dei suoli, l’obbligo delle rotazioni e delle superfici destinate alla conservazione della natura. Il Commissario all’agricoltura, Janus Wojciechowski, ha dichiarato di essere favorevole a queste modifiche proponendo di trasformare questi impegni obbligatori in schemi volontari per gli agricoltori da retribuire con risorse aggiuntive rispetto ai pagamenti di base della PAC.

GRAVE CANCELLARE GLI IMPEGNI AMBIENTALI DELLA PAC

Cancellando di fatto la maggior parte degli impegni ambientali della PAC attuale si determinerebbe un ritorno al passato di 25 anni, ignorando le gravi crisi ambientali del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità che dobbiamo oggi affrontare con urgenza. Ignorare questi problemi significa esporre l’agricoltura europea e nazionale a seri rischi, con perdite di rese e quindi di reddito per gli agricoltori, aggravando la crisi economica determinata dalle speculazioni finanziarie e dalle dinami-che dei prezzi dei prodotti agricoli.
Questa marcia indietro sugli impegni ambientali della PAC 2023-2027 rischia di stravolgere anche l’impostazione del Piano Strategico Nazionale.

IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA RIGUARDA TUTTI

Il futuro dell’agricoltura e dei sistemi agro-alimentari non può essere considerato un interesse esclusivo delle Associazioni agricole ma riguarda tutti i cittadini. Per questo, concludono le 23 Associazioni, “siamo convinti della necessità di una fattiva collaborazione e il superamento dell’attuale, infruttuoso, clima di contrapposizione. Tutto il comparto agricolo e le Associazioni della società civile devono essere motori della transizione ecologica dell’economia per affrontare le crisi, economica, sociale e ambientale, che hanno effetti drammatici sull’agricoltura”

Le 23 Associazioni ambientaliste, animaliste, dell’agroecologia e dei consumatori che inviano questo comunicato rappresen-tano un’ampia alleanza che condivide la visione di una transizione ecologica dell’agricoltura italiana ed europea, che tuteli tutti gli agricoltori, i cittadini, il prossimo