mercoledì 29 febbraio 2012

La bellezza ci salverà?


di Giuseppe Bivona             

Alice, non sembrava stancarsi, se ne stava da quasi un’ora appiccicata
col il viso al finestrino della corriera.
Il paesaggi visto da lontano ,all’orizzonte, era mozzafiato,  il cielo terso  si confondeva con il mare , l’azzurro e il blu sembravano uniformarsi assumendo una tonalità unica e irripetibile. Tuttavia,appena Alice  abbassava gli occhi   lo scenario diveniva meno suggestivo,ovvero più “umano”: i bordi delle strade non erano curate,anzi le sterpaglie invadevano la carreggiata  e in alcuni tratti cumuli di sacchetti di plastica obbligavano la corriera a spostarsi tutta a sinistra .  Le case ,quelle della periferia dei paesi ,sembravano scheletri ,strutture incomplete ,murati  con conci chissà da quando e mai definite, montagne sventrate….. e poi quelle case al mare  accatastate, costruite nel bagna asciuga  senza un albero  senza alcun decoro, ne rispetto che ostruivano il passaggio e la vista al mare. Alice sentiva crescere  il bisogno di sfogare la sua rabbia ,l’indignazione per tutto il brutture e lo scempio che era costretta  a vedere. Perciò scosse il gufo, che  sonnecchiava accanto a lei e gli chiese.:”Ma in che razza di paese ci troviamo?  Non  vedo un minimo di  cura e attenzione per l’ambiente, il paesaggio! Possibile che qui ,la gente abbia un riguardo  quasi maniacale per l’ abitazione interna ,privata e trascuri cosi vergognosamente l’altra “casa”  quella comune  dove si riflette la dimensione   collettiva” .Il gufo stropicciò gli occhi, guardò anche lui dal finestrino e rispose. “ Vedi, ci sono diversi motivi , ma a mio parere gli scempi più nefasti ebbero inizio  negli anni del cosi detto “ boom economico” quando le migliorate condizioni di vita consentirono a tutti di acquistare,consumare ,rapinare tutto quello che il mercato offrisse loro ,compreso il territorio e…il paesaggio. Dov’è l’anomalia? Che questa esplosione di benessere economico  non è  stata accompagnata  di pari passo con la crescita di sensibilità culturale ,di rispetto del patrimonio collettivo e amore per la fruizione del  paesaggio. Cosi la bramosia di arricchimento apri le porte  alla speculazione.”
“ Ma come”  disse Alice “Mancanza di cultura? Ma se tutti vanno a scuola ,non c’è persona che  non abbia minimo un diploma!
In quelle case ,costruite sulla spiaggia ,non ci trascorrono le vacanze solo artigiani o contadini “ignoranti” , ci sono anche distinti professionisti! C’è qualcosa che non quadra!”
L’obbiezione di Alice era pertinente. Perciò  il gufo riprese:”Bè  la scuola  è rimasta culturalmente fossilizzata , impaludata tra necessità educativa ed elargizione del sapere  , i soliti far di conto e nozionismo  .Tutte le tematiche nuove affacciatesi con irruenza in questi ultimi trent’anni, vuoi per insipienza della una classe politica ,che per negligenza dei docenti, sono rimasti fuori dalle aule. Ma ti sei mai chiesta perché la cura del paesaggio, gli interventi “estetici “ sul territorio  o la  consapevolezza per una minima valenza di impatto ambiatale ,tende a decrescere dai paesi nordici in giù verso quelli “latini”? “ Alice convenne , in verità, visitando i paesi del nord Europa li aveva trovati puliti ,curati  il verde onnipresente ,gli alberi difesi e tutelati , il davanzale delle case ornate di fiori, e..poi i bordi delle strade cosi curati e puliti che contribuivano a rendere armonioso il paesaggio. “Ebbe” disse Alice  “Sarà un problema di “latitudine” visto che ai popoli nordici la natura è stata cosi avara, contrariamente da noi, essi cercano di sopperire con i loro interventi , volti ad abbellire ed arricchire il paesaggio!”. “ Può darsi “disse  il gufo” ma per me il un problema di fondo è…religioso e se hai la pazienza di ascoltarmi cercherò di spiegartelo.
Il concetto di natura in quanto tale nella bibbia ,ma anche nella teologia cristiana non esiste  ,al suo posto troviamo la “creazione” come novità radicale , prodotto dal libero arbitrio di  un Dio alla cui perfezione non si  può aggiungere alcunché . In altre parole Dio è certamente presente ovunque ,ma  è un essere distinto , che ha creato l’intero universo con un atto gratuito (e d’amore). Perciò il mondo  creato ,in quanto tale, non è portatore di alcuna sacralità . Non esiste più un tempo sacro , non esistono luoghi sacri . La natura ,pur testimoniando la creazione ,non ha alcuna valenza divina , anzi con la desacralizzazione  vien via via ridotta a “cosa”. Ma vi è di più , contestualmente , all’uomo viene assegnato un ruolo centrale all’interno della creazione : esso è il signore e sovrano!  Essendo stato creato ad immagine di Dio  è ontologicamente  differente da tutti gli altri esseri viventi . Non ha alcun debito con la natura anzi la trascende  ed ha dei diritti su di essa : conquistarla e sottometterla “ Alice annuiva ,ricordava in effetti, alcuni passi della Genesi  allorché Dio dichiara” Facciamo l’uomo a nostra immagine, come nostra somiglianza e che domini sui pesci del mare gli uccelli del cielo ecc..” Ma il gufo continuò “Perciò la natura ,nel miglior dei casi ,non va preservata o protetta in quanto bella e portatrice di intrinseca sacralità , ma perché utile all’uomo !.Nei primi anni del cristianesimo si corse il rischio che l’amore per la natura, in se e per se,  veniva additata come idolatria ovvero puro paganesimo. La vittoria del cristianesimo  sul paganesimo ha costituito la più grande rivoluzione mentale  della nostra storia culturale : non vi niente nel nostro mondo fisico risultante dalla creazione , che abbia una ragione  di esistenza ,diversa  dal servire gli obbiettivi umani . Secondo Rousseau i cattolici sono cattivi cittadini perché loro interessa  solamente garantirsi un salvacondotto per l’aldilà e poiché la salvezza è un fatto individuale ,non hanno alcun senso civico. Se leggi i comandamenti  ti dicono cosa fare o non fare non ti dicono per esempio “ dovete  pagare le tasse o rispettare le leggi urbanistiche , non  pongono alcun vincolo per il buon funzionamento della comunità. Ma secondo te,  le sanatori, i condoni   non hanno forse origine dal “perdono?” . La domenica il prete dall’alto del pulpito  enuncia i precetti , tu durante la settimana vai in “deroga” e il sabato ti presenti dallo stesso prete, il quale dopo la confessione, con un discreto numero di avemarie e padrenostri ti assolve ,cosi la domenica  il prete…..e via di seguito. Nei paesi anglosassoni non esiste questa “mediazione” ( ricordi la storia delle indulgenze?) , se hai commesso un peccato te lo tieni , nessuno può farci niente, te la vedrai al cospetto del padreterno    Il cristianesimo  e in particolare il cattolicesimo è la religione più antropocentrica che il mondo abbia conosciuto. Prima dell’avvento cristiano  ogni albero ,ogni sorgente ogni rivolo di acqua ogni montagna ,aveva il suo genius loci. Prima di tagliare un albero ,dirottare un ruscello  era importante pacificare il genio protettore del luogo e fare in modo che rimanesse tranquillo. Nei due millenni  di storia la natura è stata vista come “ fonte da cui attingere” risorsa da sfruttare, prelevare ,modificare,  costruire ,deviare, sventrare, inquinare…con l’intensità e la profondità  a secondo dei mezzi di cui l’uomo disponeva. Stolti ed incuranti del fatto che noi siamo parte integrante   del mondo circostante e che le modifiche  non potranno non coinvolgerci” .Alice sembrava  convinta dell’analisi del suo amico gufo ,tuttavia un dubbio la lasciava perplessa :” Come la mettiamo con San Francesco ? e Giordano Bruno?”
“San Francesco” disse il gufo,” come anche Giordano Bruno sono  eventi straordinari e stupefacenti nel pensiero occidentale  un caposaldo del pensiero ambientalista ,anzi forse, vanno oltre verso l’idea di una ecologia “profonda”  che fa giustizia dell’arroganza giudaica che vuole il primato di un popolo , la supremazia dell’uomo sul creato.
Francesco ama le creature e nella sua profonda semplicità  li lega  all’uomo con un rapporto parentale, “fratello”, “sorella”… come a significare che abbiamo il dovere di rispettare ,curare difendere le altre “entità” La sua visione sembra sostenere che l’uomo,come creatura intelligente dovrebbe prendersi riguardo  e premura come un padre fa con i figli o un fratello maggiore con il minore . Ma la Chiesa come “apparato” la “povertà “ la formula come espressione rituale ma non la …pratica


Cantico delle creature

 

Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:
il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi Signoresora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.
Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore
et sostengono infermitate et tribulatione.
Beati quelli ke 'l sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente pò skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate
.

  

martedì 28 febbraio 2012

Dove sono finiti i”gioielli di famiglia” dell’agroalimentare italiano?



                di Giuseppe Bivona
 I marchi storici dell’agroalimentare italiano , con un fatturato di oltre 5 miliardi di euro sono passati  nelle mani “straniere”
  
Sono passati in mani straniere marchi storici dell’agroalimentare italiano
per un fatturato di oltre 5 miliardi di euro nell’ultimo anno, anche per effetto della crisi che ha reso piu’ facili le operazioni di acquisizione
nel nostro Paese. E’ l’allarme lanciato dal presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione dell’inaugurazione della Fieragricola di Verona,dove al padiglione 3 stand C2 è stato allestito “lo scaffale del Made in Italy che non c’è piu’”. Ad essere presi di mira sono sopratutto i prodotti simbolo dell’Italia e della dieta mediterranea, dall’olio al vino fino alleconserve di pomodoro.  “Nello spazio di dodici mesi - sottolinea Marini -
sono stati ceduti all’estero tre pezzi importanti del Made in Italy
alimentare che sta diventando un appetibile terra di conquista per gli
stranieri con la tutela dei marchi nazionali che è diventata una priorità
per il Paese, da attuare anche con una apposita task force. Si è iniziato
con l’importare materie prime dall’estero per produrre prodotti tricolori.
Poi si è passati ad acquisire direttamente marchi storici e il prossimo
passo rischia di essere la chiusura degli stabilimenti italiani per
trasferirli all’estero. Un processo - continua il presidente di Coldiretti -
favorito dalla crisi di fronte al quale occorre accelerare nella costruzione
di una filiera agricola tutta italiana che veda direttamente protagonisti
gli agricoltori per garantire quel legame con il territorio che ha
consentito ai grandi marchi di raggiungere traguardi prestigiosi”. Ed è per questo che all’interno della Fieragricola la Coldiretti ha aperto la Bottega di Campagna Amica che si affianca alla grande distribuzione e ai negozi di prossimità e che va ad integrare la rete già attiva delle oltre cinquemila aziende agricole trasformate in punti vendita e dei mille mercati degli agricoltori già presenti su tutto il territorio nazionale. Si tratta della prima catena di vendita diretta organizzata degli agricoltori italiani che offre esclusivamente Made in Italy garantito dalla Fondazione Campagna Amica 
L’ultimo “pezzo da novanta” del Made in Italy a tavola a passare in mani
straniere è stata - ricorda la Coldiretti - la Ar Pelati, acquisita dalla
società Princes controllata dalla Giapponese Mitsubishi. Poche settimane prima era toccato alla Gancia, casa storica per la produzione di spumante, essere acquistata dall'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vokda Russki Standard. La francese Lactalis è stata, invece protagonista - sottolinea la Coldiretti – dell’operazione che ha portato la Parmalat finire sotto controllo transalpino. Ma andando indietro negli anni non mancano altri casi importanti, dalla Bertolli, acquisita nel 2008 dal gruppo spagnolo SOS, alla Galbani, anche questa entrata in orbita Lactalis, nel 2006.
 Lo stesso anno gli spagnoli hanno messo le mani pure sulla
Carapelli, dopo aver incamerato anche la Sasso appena dodici mesi prima. 
Nel2005 - continua la Coldiretti - la francese Andros aveva acquisito le
Fattorie Scaldasole, che in realtà parlavano straniero già dal 1985, con la vendita alla Heinz. Nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all'azienda sudafricana SABMiller, e Invernizzi, di proprietà da vent’ani della Kraft e ora finita alla Lactalis. Negli anni Novanta erano state Locatelli e San Pellegrino ad entrare nel gruppo Nestlè, anche se poi la prima era stata “girata” alla solita Lactalis (1998). La stessa Nestlè – conclude la Coldiretti - possedeva già dal 1995 il marchio Antica gelateria del corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina.

Secondo uno studio Coldiretti/Eurispes, il risultato è stato che oggi circa
un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti
agroalimentari venduti in Italia ed esportati deriva da materie prime
agricole straniere, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy, per un fatturato stimato in 51 miliardi. Da qui la necessità per la Coldiretti di applicare con trasparenza la legge nazionale sull’obbligo di indicare la provenienza in etichetta su tutti gli alimenti approvata dal Parlamento all’unanimità lo scorso anno.

MARCHI DEL MADE IN ITALY CHE NON C’E’ PIU’

2012
 
PELATI AR - ANTONINO RUSSO - Acquisito nel 2012 dalla società Princes
controllata dalla Giapponese Mitsubishi
  
2011
 
PARMALAT - Acquisita dalla francese Lactalis
 
GANCIA - Acquisito dell'oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e
della vokda Russki Standard

 
2008

 
BERTOLLI - Venduta a Unilever e quindi acquisita dal gruppo spagnolo SOS
 
2006
 
GALBANI - Acquisita dalla francese Lactalis
 
CARAPELLI - Acquisita dal gruppo spagnolo SOS

 
2005

 
SASSO - Acquisita dal gruppo spagnolo SOS
 
FATTORIE SCALDASOLE - Venduta a Heinz nel 1995 e quindi acquisita dalla
francese Andros
 
2003
 
PERONI - Acquisita dall'azienda sudafricana SABMiller
 
INVERNIZZI - Venduta a Kraft nel 1985 e quindi acquisita dalla francese
Lactalis
 
1998
 
LOCATELLI - Venduta a Nestlè e quindi acquisita dalla francese Lactalis
 
SAN PELLEGRINO - Acquisito nel 1998 dalla svizzera Nestle’
  
1993
 
ANTICA GELATERIA DEL CORSO - Acquista dalla svizzera Nestlè
 
1988
 
BUITONI - Acquisito dalla svizzera Nestlè
 
PERUGINA - Acquisito dalla svizzera Nestlè
 
Fonte: Coldiretti


sabato 25 febbraio 2012

“N’arrubbaru lu suli..”

                          
Giuseppe Bivona

 




I PIRATI A PALERMO

Arrivaru li navi, tanti navi 'mPalermu
li pirati sbarcaru, cu li facci di 'nfernu
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci

Tuttu l'oru a l'aranci, li pirati n'arrubbaru
li campagni spugghiati cu la nigghia lassaru
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci

Li culura a lu mari, n'arrubbaru, chi ddannu!
Su 'mpazzuti li pisci, chi llamentu chi ffannu
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci

A li fimmini nostri ci scipparu di l'occhi
dda lustrura e lu focu c'addumava li specchi
A li fimmini nostri ci scipparu di l'occhi
dda lustrura e lu focu c'addumava li stiddi
N'arrubbaru lu suli, lu suli
Arristammu a lu scuru, chi scuru,
Sicilia, chianci


Sono arrivate le navi, tante navi, a Palermo. I pirati sono sbarcati con le facce d'inferno.
Ci hanno rubato il sole, restiamo allo scuro, che scuro! Sicilia, piangi!

I pirati hanno rubato tutto l'oro alle arance, hanno lasciato le campagne spogliate, con la nebbia.
Ci hanno rubato i colori del mare, che danno, sono impazziti i pesci, che lamento che fanno.

Alle nostre donne hanno strappato dagli occhi quella luce e quel fuoco che accendeva gli specchi e le stelle.

                  Così  cantava Rosa Balistreri ,musicando le parole di un vecchio testo di Ignazio Buttitta,  durante le prime feste dell’Unità, con  quella sua voce imponente e struggente. E noi, giovani contestatori del 68, un brivido di commozione ,percorreva la schiena…

Ora i “pirati” non sbarcano dai velieri, al massimo scendono all’aeroporto Falcone- Borsellino di Palermo, attesi e riveriti da una folta schiera di ascari locali.
I nuovi pirati,  sono ben vestiti  con giacca e cravatta,  sembrano pacifici , non hanno alcuna intenzione  di commettere violenze: le loro  armi sono le leggi , norme ,regolamenti  tutti strumenti perfettamente legali, incontestabili..
Sono fortificati da lunghi anni di studio, ricerche  meticolose, controlli sperimentali inoppugnabili,  prove di laboratori,  verifiche analitiche. Tutto documentato ,  da  una vasta bibliografia  pubblicata su riviste  scientifiche di valenza internazionale.
 Nessuna aggressività nelle loro azioni, ci hanno convinto con le armi della ragione  si sono avvalsi del nostro consenso come si conviene in un regime democratico.
Cosi , uno ad uno , un pezzo alla volta , tutta la nostra cultura materiale alimentare cadeva sotto le picconate  di editti ,norme regolamenti, tutti sostenuti e giustificati da un sacro  terrore per la mancanza di pulizia! Il nuovo nume si chiama “Igiene” . Non ci sarà  scampo per nessuno! L’elenco delle vittime sacrificali è lungo. Non se ne salvò alcuno!
I pastori che dai  lontani tempi di Polifemo  avevano da sempre trasformato il latte crudo in formaggio  e ricotta , utilizzando le tradizionali attrezzatura , ora  debbono adeguarsi ad  una rivoluzionaria  normativa  che  impone loro di  garantire una perfetta , insindacabile  “asetticità”  tanto quanto  la si può raffrontare con   una sala operatoria di ospedale o una navicella spaziale della Nasa.
.La salute pubblica è minacciata da oscuri germi che si annidano in ogni anfratto : Dobbiamo con qualsiasi arma snidarli ed ucciderli!Tutti sono potenziali nemici: “Il germe  buono è un germe morto!”
 I funzionari dell’ASL si aggirano   come  novelli inquisitori, sospettosi  e zelanti  tra le masserie che insistono a lavorare il loro  latte .Equipaggiati con corpulenti papelli  ,racchiusi  in un unico protocollo  col nome di “Pacchetto Igene”.Sono ossequiosi al dovere  , inflessibili  nei confronti dei trasgressori ,assolvono al loro compito con meticolosità , con la stessa logica repressiva  che ricorda la polizia borbonica.
 Non ci volle molto a “fiaccare “ lo spirito dei duri , coriacei e acciaiosi  pastori, i quali di fronte alla pretesa di attrezzare il loro locale di un doppio bagno per soddisfare le eventuali esigenze di un ipotetico ospite handicappato che si  aggirasse  accidentalmente  nei dintorni ,  gettarono sconsolati  “la spugna”. Basta!  Questo è troppo!
Vendettero il latte al caseificio  il quale, per nulla intimorito  dalla pletora di norme igienico- sanitarie , fiutò la possibilità di ottimi affari. La nuova normativa  calzava a fagiolo!  Tutto grasso che cola!
 Ora, sull’altare del nume “Igiene” la trasformazione  casearia avviene in locali a “norma” in enormi caldaie che sterilizzano il latte raccolto nella campagne con l’autobotte. Qui si procede all’ inoculano degli enzimi ,rigorosamente igienizzati,  in ambiente perfettamente sterile a temperatura controllate ,compresa la  successiva stagionatura.
Ma che trasformazione  è  avvenuta?  Che formaggio o ricotta abbiamo prodotto  se sono stati “ sterilizzati “ tutti i microorganismi  deputati a conferire ai formaggi quelle modificazioni particolari che ne disegnavano i tratti distintivi, veri , unici , irripetibili  caratteristici che legava il prodotto al territorio ? Che fine hanno fatto i benefici CLa( Acido linolenico coniugato)?  
Abbiamo prodotto su scala ridotta le stesse qualità che produce l’industria e che commercializza   attraverso le grandi catene di distribuzione. Prodotti omogeneizzati,  dai sapori standardizzati ,  dalle forme e colori perfettamente rispondenti a quelli lanciati dalle campagne pubblicitari alla televisione.
Ma noi cerchiamo di andare oltre, in profondità  e ci chiediamo:
Ma il padreterno perché ha voluto  punirci  cosi beffardamente inondandoci di tanti copiosi germi?
Ma questo mondo microbico dominato dai batteri  e davvero un castigo divino?
Non sarà che il signor Pasteur  abbia preso una sonora cantonata  e conseguentemente,  per  più di un secolo, ci ha  indotto  tutti quan, a veri e propri don chisciotteshe battaglie contro i mulini a vento?

lunedì 20 febbraio 2012

Agricoltura, Alimentazione, e.......




                                             Potevamo“nell’era della tecnica” dipendere da quattro cafoni- gratta- terra, per alimentarci?.Possibile che per assumere la dose quotidiana di vitamina C dovevamo sbucciare l’arancia o rifornirci di Mg dalla comunissima, volgare insalata verde o di fibra dai chicchi di cerali integrali? No ! Non abbiamo tempo da perdere : il tempo è denaro!Oltretutto risultava “sconveniente” sbucciare una arancia o pulire una carota! Meglio sarebbe assumere le comode ,pratiche, funzionali pillole vitaminiche , i confetti all’omega-3 o le fiale per il ferro! Fu così che un nutrito esercito di “intelligenze” , al soldo di consolidati interessi nutri- farmaceutici si misero a lavoro. Analizzando e sezionando gli alimenti “scoprivano” i tocoferoli, gli antociani , gli omega-3 e le tante fitomolecole che la natura aveva sapientemente “nascosto” nel variegato mondo dei vegetali. . Ora ,bisognava snidarli, astrarli dal loro contesto, “copiarne” la formula chimica e riprodurla in laboratorio , confezionarli, distribuirli, pubblicizzarli e… consumarli a più non posso!
Era inevitabile che , anche in agricoltura, i “beni” divenissero oggetto di scambio ovvero tra-s mutassero in “merci” , perdono il loro valore d’”uso” e assunsero il valore di “scambio”. Sarà il mercato la nuova divinità sul cui altare saranno immolate le tantissime vittime sacrificali! L’agricoltura per sua “natura” inizialmente sembra restia ad accettare il nuovo “ordine” : i prodotti alimentari “sfortunatamente” sono deperibili, contengono enzimi che le degradano, marciscono, non sono come la nostra plastica che sfida i secoli! E poi, oggi, il mercato è globalizzato ,le merci si muovono dove l’offerta straripa è corre verso la domanda è più sostenuta . Ecco, che la tecno-scienza accorrere in soccorso, risolvendo uno ad uno i problemi che madre natura , incurante ed ignara del profitto, come fastidiosi bastoni ci aveva messo tra le ruote!
Cosi rendemmo le farine bianche ,bianchissime ,quasi il candore di Biancaneve ,le privammo dell’inutile germi nello e di altre compagnie fastidiose. Ora lo potevamo accatastare e stoccare per anni nei magazzini, pronto all’occorrenza a mutare in una delle tante fantasie da forno del “Mulino Bianco”
Più impegnato fu il processo per rendere candido e cristallino lo zucchero dal succo della barbabietola , ma alla fine quel che conta,è la sua comodità ,versatilità, praticità in cucina.
Il più grande riscatto dalla “terra” e dai suoi vincoli naturali, lo compirono le produzioni zootecniche , latte ,carne,uova ,formaggi. I nostri animali domestici divennero macchine di trasformazione, gli alimenti ,unità foraggere e l’economicità una assioma. Dal pascolo naturale e dal fieno gli animali passarono nelle stalle alimentati principalmente con mais e soia con sfarinati e mangimi concentrati e bilanciati ,adatti per ogni fase della loro vita attiva. Un fiume di latte inonda la nostra vita, montagne di formaggi ci sovrastano , la carne intasa i banconi del supermercato mentre il valore commerciale di questi prodotti è sempre più svilito ,i costi di produzione non coprono le spese vive.
Non si salvarono neppure gli oli , le teste “d’uovo” per stabilizzare la frazione debole degli oli ovvero gli acidi grassi insaturi, pensarono bene di “fissarli” , con la idrogenazione li solidificarono, ricavandone la margherita, un alimento che per decenni devastò la nostra salute , in particolare dei bambini.
I succhi , cosi detti di frutta non hanno niente che spartire con la sana viva solare frutta coltivata , eppure il lavaggio del cervello costante ed ossessionante della pubblicità svuota gli scaffali dei supermercati e lascia a imputridire le arance all’albero.
Ora siamo a chiederci : possibile che il vasto fronte dell’agricoltura ,dai sindacati al mondo della ricerca, dai tecnici alla politica ,abbiano potuto subire cosi impunemente queste mal vessazione, senza accennare ad un che minima reazione? Che senso ha avuto per anni mobilitare gli agricoltori e radunarli sotto i palazzi della politica, quando i veri nemici si nascondevano altrove?
E’ ora che gli agricoltori e i loro rappresentanti la smettano di chiedere più soldi alla politica ,la smettano di questuare e prendano coscienza e consapevolezza del ruolo strategico che le produzioni agro-alimentari assolvono nella la nostra alimentazione e per la salute dei consumatori.
Tuttavia, abbiamo bisogno di fare chiarezza, in primis , all’interno del variegato mondo agricolo tra gli stessi produttori così da delimitare uno spartiacque preciso e invalicabile.
Cominciamo col definire i prodotti. Il latte ,le carni o i formaggi provenienti dagli allevamenti della filiera “erba” , della catena corta,a kilometro zero, hanno una “valenza” piena e totale perché soddisfano le esigenze organolettiche, etico- ambientale e salutistico (per la presenza del “CLA” ). Tutto il resto, prodotto e distribuito dal sistema agroindustriale è “spazzatura”: nuoce gravemente alla salute!
Fuori dalla frutta fresca e dagli ortaggi non ci sono “surrogati” commestibili , la salute si mantiene e si difende con la “naturalezza” dei frutti delle verdure e degli ortaggi. Ogni altro prodotto di base,manipolato, sterilizzato, stabilizzato, non ha alcun effetto salutistico ,ma anzi rischia di minare la nostra salute.
Infine arriviamo agli “integratori” alimentari , la gallina dalle uova d’oro ,monopolizzati da precisi interessi para-farmaceutiche . Qui l’inganno diventa beffa : gozzi consumatori vengono turlupinati
quotidianamente ,anziché ricorrere alla frutta e verdura , la sola che mantiene ,vitamine,sali ecc nella forma organica, la sola assimilabile, questi cialtroni ci hanno scambiato per “vegetali” ai quali è possibile assumere calcio, ferro magnesio ecc nella forma inorganica!
I nemici degli agricoltori sono pure nemici della salute dei consumatori ,minano il benessere dei cittadini , usano armi suadenti adatti per ogni fascia di consumatori ,ci allettano con le promozioni o con prezzi stracciati. Aggiungono “esaltatori di sapidità” come se fossimo il cane di Palov Ma chi controlla la qualità “intrinseca” dei prodotti ? Che effetti hanno sul nostro apparato digerente- assimilativo,? E sul fegato? E sul pancreas?
Il futuro prossimo vedrà nascere una nuova alleanza : agricoltura e salute. Siamo tutti mobilitati a cimentarci su questo terreno!!

Giuseppe Bivona

martedì 14 febbraio 2012

Rurale e Globalizzazione: antitesi e/o complementarietà?


                                                                            di Daniela Torcetta 

                                                                       
ll Rurale, come processo di sviluppo discontinuo e con riferimento alla sostenibilità nel mondo agricolo, è una continua ri-scoperta, in quanto “in divenire” attraverso uno sviluppo innovativo e diversificato delle attività agricole che mira a rafforzare il tessuto economico e sociale dei territori rurali. Implementando un’agricoltura economicamente redditizia e diversificata si svilupperanno attività complementari quali agriturismo, fattorie didattiche, attività ricreative e servizi vari.

Di fronte alla molteplici sfide, quali i cambiamenti climatici, la gestione responsabile delle risorse idriche e la diversificazione come volano di una nuova economia, occorre “ri-pensare il Rurale”. Nel contesto della società post-moderna e globalizzata, le nuove riflessioni puntano non più sui modelli di sviluppo basati solo sulla crescita economica ma ci si orienta sulla ricerca di una nuova “qualità della vita” con modelli innovativi, finalizzati a ri-appropriarsi del Territorio facendo leva sulla riproduzione sociale ed economica.
Le comunità rurali hanno acquisito, oggi, una nuova fisionomia attraverso alcune dinamiche di cambiamento e di innovazione che tengono conto del modello europeo dell’Agricoltura basato sull’ orientamento al mercato globale, sulla multifunzionalità, sulla sicurezza alimentare, sulla sostenibilità dello sviluppo inteso come uso ponderato ed “intelligente” delle risorse naturali disponibili, al fine di preservare l’ambiente per le future generazioni.
Le dinamiche in atto nelle aree rurali implicano, per la risoluzione dei problemi evidenziati, un approccio di tipo “bottom -up” ed un target nuovo, che non sia limitato al settore agricolo ma esteso all’intera economia locale e globale delle comunità rurali e non.
Motivazioni economiche, sociologiche e culturali hanno contribuito a questa consapevolezza, dalla riscoperta della Ruralità di contro alla Globalizzazione all’esigenza di stili di vita più naturali, alla valorizzazione dei prodotti tipici, alla salvaguardia del patrimonio culturale e folkloristico delle aree rurali.
Ci si chiede se tra Rurale e Globalizzazione ci sia un rapporto di antitesi e/o di complementarietà.
In primis, sia il Rurale che la Globalizzazione tendono ad una governance e ad un’economia di carattere globale e locale, in quanto gli attori del territorio sono gli stakeholders, i policy makers e la comunità.
Il concetto di governance esprime l’idea secondo cui il ruolo delle istituzioni politiche e dei poteri pubblici non è più sufficiente, nello scenario contemporaneo, a garantire modalità adeguate di sviluppo locale. Quindi, si rende necessario, per coadiuvare il potere pubblico locale, un coinvolgimento globale di attori vari ed una progettualità capace di renderne sinergiche le iniziative, attraverso una strategia di sviluppo condivisa ed un’interazione ed una cooperazione pubblico/privato.
Anche il concetto di crescita economica va inserito nello sviluppo globale e locale. In breve, lo sviluppo non è solo economico ma deve essere integrale, cioè mirato alla promozione di “ciascun” uomo e di “tutto” l’uomo. L’ uomo è il soggetto, l’oggetto e il fine dello sviluppo (M. Caselli, 2002).
Il tema dell’eco-sostenibilità, una delle priorità del Rurale, lega il Rurale alla Globalizzazione, in quanto evidenzia come lo sviluppo sia un problema globale e come il benessere del singolo individuo e di ciascuna società sia collegato a quello di tutti gli altri individui e di tutte le altre società.
Di qui la definizione dello sviluppo Rurale come “un complessivo incremento del benessere dei residenti delle aree rurali e, più in generale, nel contributo che le risorse rurali danno al benessere dell’intera popolazione” (Hodge, 1986)
Ne consegue che Sviluppo e Globalizzazione siano processi multisettoriali, non intesi
semplicemente in termini di crescita economica ma con mutamenti profondi sulla vita della
società globale (M. Caselli, 2002).
E’ questo il nuovo concetto di Sviluppo Rurale, sempre più ampio, che implica approcci
multidisciplinari e tenga conto dei mutamenti nel ruolo multifunzionale dell’agricoltura
nell’economia di un paese.
Occorre Ri-pensare, Ri-scoprire, Ri-vitalizzare il mondo Rurale, secondo i tre principi della
qualità dei prodotti, della diversificazione dell’economia e dell'innovazione tecnologica, in
relazione, e non in antitesi, alla globalizzazione come sistema aperto e non chiuso.
La Globalizzazione diventa un input che migliora ed amplifica la capacità dell’uomo di agire
con senso di responsabilità, come sostiene il filosofo Hans Jonas, verso la promozione dello
sviluppo eco-sostenibile del Rurale. La Globalizzazione cessa di essere “pars destruens”, nel
senso di rischio di “omologazione” sia relativamente al modo di vedere e di sentire, sia per
quanto attiene alle scelte e ai comportamenti sociali dell’uomo; di monopolio dei sistemi di
comunicazione; di perdita d’identità; riduzione di libertà di azione delle singole nazioni per
la crescente integrazione dei mercati e per la relativa accresciuta competitività che rischia di
soffocare l’uomo e l’ambiente.
Gli stessi rischi connessi al processo di “globalizzazione”, se considerati come opportunità,
possono generare una “seconda modernità”, fondata sui valori di uguaglianza, libertà,
conoscenza e capacità d’informazione.
Occorre accettare la sfida della globalizzazione con l’educazione all’intercultura ed alla
trasmissione di know how, con l’apertura degli orizzonti e con lo scambio planetario dei flussi
di informazione e di comunicazione, con la mobilità umana da un continente all’altro, con la riscoperta
del Rurale, come “spazio ricreativo e riproduttivo” e come “contenitore di cultura”
ricco del suo patrimonio di risorse materiali ed immateriali, che incontra ed innova il Globale,
in quanto leva per lo sviluppo sostenibile per una nuova qualità della vita.
La globalizzazione nell’odierna “società dell’informazione”, basata non tanto sulla
produzione materiale ma su quella immateriale, diventa “pars costruens” come utopia, come
stimolo al progresso. Diventa una sfida personale all’uomo che deve imparare a cogliere le
opportunità di sviluppo che la globalizzazione stessa offre e che non sono state ancora
afferrate.
Non c’è antitesi tra Rurale e Globalizzazione, l’ Uno interseca l’Altra (trasversalità); l’Uno
completa l’Altra (complementarietà); l’Uno guarda nella direzione dell’Altra (sinergia) per
tendere ad un’unica finalità, lo sviluppo locale del territorio che è anche sviluppo globale,
quando non considerato solo come entità fisica ma nel coinvolgimento dell’intera comunità ed
in relazione al futuro.

venerdì 10 febbraio 2012

Crudo e….mangiato



                                                                                                                               Giuseppe Bivona


 


Per Alice ora l’esagerazione  stava per sconfinare nella provocazione. “ Ma come si possono mangiare i fagiolini ,le melanzane, i broccoletti e tanta buona  verdura senza “passare” attrverso la cottura? Le stesse proteine “nobili”  della carne e del pesce necessitano di un minimo di cottura!” disse Alice con tono quasi stizzito. Il Gufo capi che l’argomento  sarebbe stato di non facile “digeribilità”,non altro per una gabbia culturale cosi saldamente intrecciata e consolidata da tantissimo tempo che imprigiona i nostri modelli alimentari, il nostro gusto , il nostro stile di vita, la nostra economia . Perciò decise di aggirare l’ostacolo  ,percorrendo un ragionamento  diremmo “filogenetico” .
“Vedi “ disse calmo il Gufo,” “ la nostra condizione di umani , comune per molti tratti a quella dei primati, ha una precisa collocazione nella scala evolutiva  ,perciò faresti bene ad immaginarti lo scenario ,temporale ed ambientale, di centinai di migliaia di anni fa. Qui i primati occupano una  nicchia ecologica in relazione della loro coevoluzione con il mondo vegetale. Ora converrai  che chiunque costruisca una macchina non può fare a meno di tenere in debita considerazione il carburante che dovrà usare!  Cosi se la macchina consumerà benzina ,sarà dotata di carburatore e candele , se consuma diesel  avrà gli iniettori! “
Ma la macchina umana” disse Alice, interrompendo il Gufo, ”è essenzialmente da onnivoro con ampia facoltà di disporre e scegliere  tantissimi alimenti, sia nel mondo vegetale che in quello animale”
“No “rispose  il gufo ,” tu devi scrollarti di dosso la presunzione  antropocentrica che gli alimenti siano stati creati per soddisfare le nostre necessità, ( vorrei vedere la tua faccia se ti capita di leggere Giordano Bruno il quale  attribuisce pari “dignità”, al più “insignificante “ insetto, quanto alla  più “luminosa” delle stelle). Sappi che il mondo animale segue cronologicamente, quello vegetale  e la sua giustificazione, nel bilancio dell’economia della natura, è solo e solamente per meglio soddisfare le esigenze delle piante!”
Alice, questa volta stava per scoppiare a ridere: “ Ma come ,le piante si servono di “noi”?  Siamo ridotti a “comparsa”? Vuoi dire che siamo un “mezzo”  per meglio soddisfare le loro esigenze nutritive e/o un loro strumento evolutivo ?!”
Certo disse il Gufo ,in particolar modo da quando  compaiono le angiosperme( le gimnosperme  non “alimentano” gli animali , non hanno alcun rapporto , sono impollinate dal vento e la diffusione dei semi è affidata alle meteore atmosferiche . Sono le gimnosperme che intrecciano una stretta coevoluzione con il mondo animale a cominciare dalle api e finire  con le “perfide” orchidee!
Ora,   devi sapere che i primati  in origine, occupano una  precisa  nicchia , strettamente connessa con gli evoluti fruttiferi del mondo vegetale. Come dire che i primati occupano la vetta nella scala evolutiva del mondo animale e i fruttiferi ( in particolare gli agrumi ) l’apice ne mondo vegetale.
La qualcosa  avrebbe potuto durare per un periodo di tempo illimitato, senza alcun turbamento, se un ramo dei primati , delle scimmie antropomorfe , non si fossero evolute in “homo”  fino al “sapiens sapiens”. Con la sua evoluzione, l’uomo si sposta,  abbandona la foresta dispensatrice di frutta, verdura ,radice , migra verso nuove  terre , passa per la savana  , la  macchia mediterranea, fino all’inospitale artico”
“Questo” disse Alice  dimostra la grande capacità plastica del “motore” umano che le ha consentito di colonizzare ogni angolo della terra!”
Si , disse il Gufo, “ Ma un prezzo lo dobbiamo pagare! La vita media degli eschimesi , i quali si nutrono di pesci, non supera i trent’anni e cosi vale per tutte le popolazioni che hanno modelli e stili alimentari “ distanti” dal disegno originario. Ma torniamo alla cottura:
Intorno agli anni settanta una  ricerca più accurata sugli alimenti “scopre “ i food-enzyme ossia  la connaturale e funzionale presenza  di enzimi negli alimenti vegetali. Ti faccio un esempio : per digerire i grassi il tuo pancreas produce la  lipasi ,che serve a scindere i trigliceridi in, glicerina e acidi grassi, ebbene nella drupa di oliva la lipasi è sufficientemente presente ,cosi vale per l’amido e se vuoi per le proteine. La produzione di questi enzimi , che servono a scindere le sostanze complesse in molecole elementari  al fine di consentirne l’assimilazione, ha un “costo” non indifferente per il nostro organismo. Cosi se gli alimenti crudi contengono una discreta quantità di enzimi  ,alleviano non poco il nostro organismo ,da uno sforzo impegnativo  per la loro produzione . Con la cottura dei cibi , gli enzimi si distruggono e la digestione è affidata completamente alla produzione di enzimi delle nostre ghiandole endocrine!”
 Alice ora aveva le idee più chiare ma su  un paio di cose aveva ancora dei dubbi.
“Senti”  ma la degradazione degli enzimi a che temperatura avviene?  Non c’è modo, allora, di mangiare fagiolini, melanzane e broccoletti?”
“No” disse il Gufo  sono le alte temperature per tempi lunghi che  causano la perdita  di tutta la carica enzimatica presente negli alimenti naturali. Cotture lenti e/o brevi , come quelle a vapore,  preservano buona parte degli  enzimi originari.
Infine voglio dirti che gli alimenti crudi sono “vivi”  e…non ridere, questa loro vitalità è stata misurata !
Ebbene Andrè Simoneton ,un ingegnere , costruì un apparecchio  che misurava le onde vibrazionali vitali, e sai  cosa risulto?
Che gli alimenti crudi davano valori intorno a 10.000Angstrom mentre quelli crudi  poco più di 3000 Angstrom!

mercoledì 8 febbraio 2012

NON POSSIAMO, NON DOBBIAMO, NON VOGLIAMO!

di Giuseppe Bivona                 


                                                                         
Gioacchino Rossini,  racconta un aneddoto ,passeggiando per le vie di Parigi era solito esternare ossequiosi inchini verso tutti gli spagnoli che incontrava, senza alcuna distinzione di  età ,ceto o di sesso. Finchè, un giorno qualcuno della sua stessa compagnia gli chiese spiegazione di tanta esagerata riverenza.”Quagliù”rispose serio il maestro –“Noi italiani dobbiamo essere grati a sti spagnuoli, perché senza di loro ,nui ….. saremmo i più fessi del mondo”.
 Ebbene,strano che possa sembrare non mancano nostrani tentativi ,in  soverchie  occasioni, perché  ci cimentassimo nello strappare questo primato agli spagnoli. Così può accadere che qualche stimato professionista,in questi anni lautamente compensato per le sue frequenti “incursioni” nella nostra isola,facendo leva sulle “affinità elettive” di noi siciliani ,per via della lunga ed incisiva dominazione  plurisecolare spagnola, ci propone come un ottimo esempio da emulare ,il modello olivicolo  spagnolo. Anzi ,come se non bastasse ,suggerisce l’ultima variante aggiornata di più spinta innovazione,basata su sistemi d’impianto superintensivi(1200-1500 piante ad ettaro), scegliendo una collaudata varietà, l’arbequina, che ha il pregio di prestarsi bene alla meccanizzazione integrale della raccolta. Già in altre occasioni , abbiamo espresso non poche titubanze sulla convenienza circa la trasferibilità di modelli colturali pensati e maturati altrove, sfuggendo alle lusinghe di quanti osannavano sensazionali risultati produttivi. Sembra quanto meno opportuno ribadire alcuni principi fondamentali della nostra politica olivicola che la nostra regione si è posta come obbietti attraverso l’attuazione di specifici programmi. Con ciò senza voler mortificare la libertà d’impresa o di quanti intendono ,attraverso nuovi modelli colturali ,”modellare “le produzioni olivicoli più rispondenti alle”esigenze”del mercato .Per esporre le nostre ragioni di contrarietà all’esperienza olivicola spagnola ,da esportare come tale in Sicilia,ci avvarremo della formula papale:”Non Possumus”, vista la sacralità del “oggetto”ci sarà di certo perdonato l’ardire.
- -Perchè la nostra olivicoltura ha caratteri suoi propri,sia sotto l’aspetto dell’assetto poderale che per la sua distribuzione orografica .Perciò difficilmente può soddisfare quei requisiti minimi che rendono conveniente e attuabile il trasferimento di  taluni modelli pre-confezionati.
-Perché in un contesto di mercato sempre più globalizzato,dominato da produzioni quasi sempre anonimi,omogeneizzate e banalizzate ,la diversità varietale inserita in un’ampia variabilità ambientale,sapientemente  comunicate e coniugate con il resto  delle risorse territoriali ,costituiscono un elemento strategico dell’offerta,un punto di forza per produzioni d’eccellenza.
-Perché in questi ultimi anni è maturata sempre più la consapevolezza che la gestione delle risorse di un territorio passano per la capacità di saper armonizzare la funzione produttiva con  quella fruitiva  Così come la “gradevolezza” di un luogo non può che esprimersi attraverso l’unicità (unicum) fra le diverse componenti : le bellezze naturali,testimonianze archeologiche,sequenze architettoniche,l’impronta del paesaggio agrario ecc. Ebbene provate ad immaginare ,percorrendo l’itinerario che da Se gesta attraversa Selinunte,passa per Sciacca fino ad Agrigento,una campagna priva della coreografia di vecchi alberi di ulivo con le sue tipiche forme di allevamento,con i fusti smisurati e contorti un barocco vegetale !Perchè la diversità varietale non è solo espressione di ricchezza genetica,ma diviene l’occasione culturale di saperi e sapori che caratterizza la cultura alimentare e gastronomica .Oggi i tanti differenti oli siciliani si contraddistinguono  anche per la collocazione in “cultivar –area di produzione “ vedi l’:olio di Biancolilla di Caltabellotta, l’olio di Cerasuola di Sciacca,l’olio di Nocellara di Castelvetrano ecc. divenuti ormai consolidati punti di riferimento per parecchi consumatori. Perché questi vecchi,malridotti, irrazionali ,sparsi alberi assolvono con la semplice esistenza ad una produzione ….etica: fissano ,accumulano ,imprigionano nelle loro contorte strutture lignee,buona parte dell’anidride carbonica che con le nostre attività ,talvolta, soventi scellerate ,immettiamo sempre più nell’atmosfera
.Perchè in questi ultimi anni abbiamo compreso che la crisi che investe non poche produzioni agricole è spesso imputabile ad interventi di tecniche di produzione esasperate  ed  esagerate che finiscono con l’esporre le aziende ad elevati investimenti finanziari .Succede così che in condizioni congiunturali ,di  sovrapproduzione e in assenza di una corrispettiva e sostenuta  domanda finiscono per essere esposti a concreto rischio di fallimento.

lunedì 6 febbraio 2012

Il sogno di Giorgio


di Giuseppe Bivona

The art of living consist of dying young,
but as late as possible


                        Alice ormai aveva perso la pazienza , non c’era modo di convincere il piccolo Giorgio a mangiare la carne : appena la metteva in bocca la sputava con tutto il fiato che aveva  nei polmoni  e in tutte le direzioni.  Poi col faccino schifato  ,gli occhi arrossati,strillava a più non posso ,batteva i pugni su seggiolone, pestava con i piedi..….Isa la madre cominciava a preoccuparsi,possibile ,si chiedeva, che rifiuta la carne, comprata direttamente da un allevamento in un paese  sulle Madonie e le stesse uova,fresche di campagna sembrano provocare reazioni cutanei. Neanche il pesce accettava. Ma le due donne non intendevano desistere .Possibile  che debba averla vinta!
Il povero Giorgio da quando aveva iniziato lo svezzamento  non aveva un buon “rapporto” col cibo ,quelle pappine preparate con vasetti di “sedicente “carne di manzo o di pollo , omogeneizzati ,un eufemismo per nascondere la vera consistenza e natura ,la pastina con sciolto il formaggino, e poi il pesce , tanto pesce come se fosse l’”elisir di lunga vita”..
 Ma anche Giorgio non ne poteva più , possibile, si chiedeva, come mai , due donne cosi intelligenti ,non riescono a capirmi!   Per contestare questo cibo “spazzatura” cercava di comunicarlo  in tutti i  modi . Rifiutare di mangiarlo,ma spesso era in minoranza,tante che appena si distraeva una delle due donne era pronta a infilare il cucchiaino in bocca. Far “parlare” il suo corpicino attraverso manifestazioni eruttive in tutta l’epidermide,dagli eritemi agli arrossamenti . Infine la…. cacca , si  avete capito bene! Puzzolente. Di un fetore nauseabondo che solo un smisurato amore poteva sopportarne il lezzo.
Questa “incomunicabilità” durava ormai da parecchi mesi, Alice ed Isa forte del conforto della pediatra non intendevano mollare  .D’altronde Giorgio ,cocciuto come un mulo , non arretrava di un millimetro : la salute era sua e non intendeva farsela gestire dai  suggerimenti di una pediatra-monatta!
Finché, una sera, la vicenda assunse toni esasperati , all’ennesimo rifiuto delle polpette di manzo , Isa , provò con la forza a fargliele ingoiare, Giorgio ne ingoiò un paio di bocconi , ma la terza la sputò dritta in faccia a sua madre. L’esasperazione  aveva toccato il suo picco,era il massimo  della sopportazione !Le grida di Isa si sovrapponevano al pianto di Giorgio…. era un putiferio !
Passò qualche ore e  tutto fu immerso in un  gran silenzio, né la tavola né la cucina furono sparecchiate, Isa  sistemò il pigiamino a Giorgio  e lo mise a dormire ,lei stessa, senza svestirsi, si accascio nel suo letto.
Giorgio stanco ed adirato non perse tempo ad addormentarsi  e  nel bel mezzo della notte fece uno strano sogno.
Sognò  che nella tarda mattinata   senti suonare il citofono” Signora c’è posta, un pacco da ritirare”
Isa  non ricordava di  aver ordinato alcunché  “ Ma è sicuro che sia indirizzato a me?” Il postino spazientito “ Signora sembra un libro …e poi non c’è niente da pagare!”. Isa firmò per ricevuta e ritirò il pacco. Curiosa, apri la confezione e trovò un volume di quasi 400 pagine  dal titolo “ The China Study” con un sottotitolo abbastanza eloquente: “Lo studio più completo sull’alimentazione mai condotto finora” . Ma ciò che maggiormente la incuriosiva era il suo autore , T Colin Campbell della prestigiosa Cornell University . Isa non perse tempo  a sfogliarlo, saltò  la Premessa , L’introduzione  i Ringraziamenti e iniziò a leggere. Non aveva finito neanche una ventina di pagine  che la sua mente era rimasta scioccata: le proteine  animali dalla carne ai latticini alle uova sono un DISASTRO per il nostro organismo! Neanche i pesci si salvavano! Man mano che leggeva Isa capiva come molte malattie “ degenerative” fossero legati al nostro stile alimentare  e principalmente all’insensato consumo di proteine di origine animale. Sfogliava con avidità il volume e ogni pagina riservava una sorpresa  dall’obesità ,all’infarto dal diabete  ai vari tipi di cancro, un susseguirsi di indagine statistiche , risultati statisticamente significative e  riscontri analitici attraverso lavori scientifici , analisi di laboratori: tutto  documentato.
Isa si portò il volume a letto ,quella notte non dormì , quello che stava leggendo era sconvolgente, ma ciò che la lasciò sgomenta era il “ruolo “ del latte vaccino come sicura causa del diabete tipo 1 una malattia dell’età infantile devastante!. Ora  nella sua mente si affannavano idee  contrastanti e confuse  , la reazione di Giorgio alla carne, la riluttanza ai latticini ,l’intolleranza all’uovo. E se il poveretto ne percepiva l’insofferenza?. Cosa aveva sofferto l’innocente in questi mesi? Ma la cosa chela lasciava sbigottita era il  ricordo della mensa ospedaliera. Possibile che i tanti “sedicenti”luminari  non abbiano letto questi lavori di cosi rilevanza per la salute umana? Possibili che il prof. Veronesi vegetariano consente ai suoi  malati, nel suo ospedale di nutrirsi di carne ,uova, pesce, formaggi e latte?
Ormai stava per farsi giorno  restavano parecchi capitoli ,ma Isa era curiosa  di leggere  l’ultima parte “Perché non ne avete mai sentito parlare”  Non ci volle molto a capire l’intreccio tra industria alimentare , ricerca e gli interessi medico-farmaceutico , tra la politica e l’informazione, i coinvolgimenti  che li legavano, tutto sulla pelle della povera gente. Un mondo che dietro il perbenismo e l’autorevolezza scientifica nascondeva squallidi  intrallazzi , meschini interessi ,silenti complicità .Ma Campbell , un onesto e serio ricercatore  denunciava con nomi e cognomi   i corrotti  e i corruttori senza peli sulla lingua e allo stesso tempo non rinunciava a suggerire la via per una corretta e sana alimentazione.
 Il sole era ormai alto ,dalla strada arrivava il solito frastuono della città. Giorgio stropicciò gli occhi e non vide Isa nel suo letto , senti però uno strano profumo venire dalla cucina. Un odore particolare  che non aveva  mai sentito , come  fosse…. di erba fresca , appena tagliata ,di frutta odorosa,    piacevole ,invitante . Chissà che  l’”espressione genica” non abbia lasciato tracce indelebili nelle sue percezioni sensoriali  tramandati dai suoi  lontani avi contadini …. magari   erano ortolani…
Si alzò scavalcò le barre del lettino e si diresse verso la cucina …una visione quasi paradisiaca si aprì al suo sguardo:  il tavolo  della cucina era quasi sommerso di ogni ben di Dio!
Tanta frutta e verdura Giorgio non l’aveva mai vista! Una montagna! Si avvicinò al tavolo e all’angolo sporgeva una cassetta bassa  piena di kaki, tipici di questa stagione: non seppe resistere Sali sulla sedia e con le manine prese un frutto maturo   di quello arancione intenso ,ancora fresco. Non ci pensò due volte  e …affondò la bocca ..ovvero il faccino nel saporito frutto. Senti tutta la delizia ,la dolcezza ,la voluttà . Un piacere che le ricordava  le ultime poppate  quando  stringeva accarezzando le  morbide e vellutate tette di Isa.




“Prendete un cardiologo che ha imparato tutto sui betabloccanti e sugli antagonisti del calcio ed è addestrato ad  inserire nel cuore un catetere e a gonfiare palloncini o a intervenire con il laser o con uno stent senza provocare la morte del paziente ed è tutto molto sofisticato . E’ tutt’intorno ci sono le infermiere ,e le luci sono spente,e l’atmosfera è drammatica . Insomma è tutto”Oh  mio dio, il dottore gonfia un palloncino nella testa del paziente!” . L’ego di questi individui è smisurato . E poi arriva qualcuno e dice: “Scusate , ma penso che possiamo curare questo problema con i cavolini  di Bruxelles e con i broccoli” .E la risposta del medico sarà : “COSA? Ho studiato tutta questa roba,ora faccio un sacco di soldi e tu mi vuoi portare via tutto’”

Da  “The China Study” 

sabato 4 febbraio 2012

Mangia da povero e vivrai da ricco


                                                                                     di giuseppe bivona




 “Un terzo del cibo che mangi è sufficiente a farti stare bene ,i  restante 3/4
servono a far vivere i medici, i farmacisti e tutti i cialtroni legati alle malattie”


                           La vecchietta china ai bordi dell’appezzamento era intenta a raccogliere erbette. Alice e il suo inseparabile gufo la videro  e curiosi si  avvicinarono ;” Buon giorno, nonnina” disse Alice,” cosa state facendo di buono?” La nonnina alzò la testa  e si stupì non poco nel vedere una ragazzina in giro per la campagna., oggi è cosi raro vederne una!. “Sto raccogliendo cicoria, bietine ,tarassaco, finocchietto e tante altre, ma come vedi c’è ne cosi poca, ormai questi “nuovi” agricoltori diserbano tutto, sono peggio di Attila e del suo cavallo, trovo qualcosa nei terreni incolti o abbandonati”. Alice era piuttosto attenta e osservò che la vecchietta nel raccogliere le verdurine, selezionava quelle con  gambo cerchiate di rosso in particolare quelle riconducibili alle bietole selvatiche. Perciò non si fece scappare l’occasione  e : “Scusate nonnina ,ma perché selezionate le verdurine con gambi o cerchi intrisi di rosso o quantomeno rosee? “ La vecchietta  drizzò la schiena ,alzo la testa si distese e con calma rispose:”Ebbe!  ,sono più amare . Mia madre , buonanima, mi diceva sempre: “ cose amare ,tiene tele care!” . Ma Alice voleva capire meglio perché le sostanze amare  contenute nei vegetali fossero  cosi benefiche per noi mortali , perciò come al solito si rivolse al gufo il quale , come sempre fece una lunga premessa: “ Cara Alice devi sapere che i  primati ,tra cui ovviamente l’uomo , nella loro lunga storia evoluzione,hanno selezionato  attraverso  ripetuti tentativi ,  gli alimenti più “energetici” ovvero caratterizzati dal sapore dolce,  in cui il costituente principale era lo zucchero, ovvero il glucosio, il giusto  e il più benefico carburante  per la macchina umana. Ancora oggi gli uomini sono inconsciamente attratti dai cibi dolci!
 Per le piante il discorso cambia , tanto è vero che le specie spontanee,  contengono naturalmente più “metaboliti secondari “ o meglio fitonutrienti dei loro cugini domestici Perché ? Per la semplice ragione che questi devono difendersi da sole , sia dai parassiti che in genere dalle malattie . Le piante addomesticate, proprio perché curate e protette dall’uomo hanno perso la capacità di sintetizzare  molte delle sostanze naturali di difesa. Ma , non stupirti, alcune piante  intelligenti sembrano “sintonizzarsi “ con animali altrettanto intelligenti. Ovvero  hanno superato la banalità del gusto dolce ed esplorando nuovi  percorsi hanno sintetizzato nuove molecole che possiamo chiamare nutraceutiche o salutistici. Comprendi la complessa interazione tra piante e animali? E quante variabili entrano in gioco ?” Alice ,aveva sempre creduto che le piante fossero state create per “alimentare” gli animali , messe a  disposizione degli uomini per allietare ed abbellire il paesaggio . Ma che le piante fossero talmente “intelligenti” che  si sarebbero serviti  delle api per aumentare la variabilità genetica, e poi di tanti altri animali per  migliorare e disseminare la loro progenie ,le sembrava una leggenda metropolitana!
 Il gufo  osservando i tratti del volto  di Alice , scorse  manifesti sintomi di perplessità .  Cercò allora  di esporle con un esempio chiarificatore. Si chinò raccolse una piccola umile piantina di bietola selvatica  e si rivolse ad Alice “ Vedi , questa negletta piantina ,ha qualcosa di miracoloso ,è ricca di un amminoacido  chiamato betaina o trimetilglicina  ovvero questa umile erbetta ha in se tre gruppi metilici (CH3) da  donare alla bisogna al nostro organismo. Ma cosa hanno cosi importante questi gruppi metilici? Ebbene questi radicali monovalenti presiedono al più importante principio organizzativo cellulare . E’ il gruppo metilico che dice alla cellula quali parti del codice del Dna non trascrivere per evitare    “errori”  ovvero  invecchiamento precoce  o in casi più gravi l’aberrante crescita cancerosa .Ora uno stile di vita  che espone il  corpo umano  a stress ossidativi , alle tossine dell’ambiente circostante , alle deficienze vitaminiche  ad errori comportamentali- dietologici , fa perdere irreparabilmente gruppi metilici da parte del Dna . Pertanto ,rallentare ,fermare ed invertire la perdita  di questi gruppi metilici significa innescare un processo inverso di ringiovanimento e rivitalizzante. La betaina , tramite uno specifico enzima epatico ( trasferasi metilica)  elargisce  ad esempio un gruppo metilico  alla dannosa omocisteina, riducendone di molto i danni. Ma no voglio complicare di più il discorso”  Ora per Alice tutto diveniva più comprensibile. Tuttavia si chiedeva  come fosse stato possibile che popolazioni rurali ,ignoranti avessero una cosi alta consapevolezza, che  selezionando le erbette, oltre a nutrirsi, prevenivano le più gravi malattie  ovvero quelle degenerative.  Ma Alice andava oltre  .Potevano ,stili  alimentari corretti, selezione giudiziosa dei cibi , un ambiente salubre e quant’altro fosse rispettoso di un regolare metabolismo, scongiurare le più pericolose malattie del nostro tempo?. Senza pensarci due volte pose la domanda al gufo. “No” disse deciso il gufo , “La faccenda è più complicata ed entrano in gioco i telomeri , ovvero la parte finale dei cromosomi . Ad ogni divisione cellulare, la sequenza inizialmente lunga dei codoni telomerici attraverso la perdita dei gruppi metilici tende a scheggiarsi,a sfilacciarsi  ad accorciarsi. Tanto più povera è la metilazione del Dna, tanto più alto è il rischio per la salute!
Tutto ciò però va visto in un contesto dinamico  ovvero non tutti ereditiamo la stessa lunghezzadi telomeri : cosi chi eredita un livello alto metti 10 può permettersi una vita più “sregolata” perché l’abbondanza di metilazione sopperisce al disordinato stile di vita . Ma se uno eredita un livello basso di telomeri metti 5  il suo stile di vita non può permettersi trasgressioni alcuna “ 
La vecchietta si era ormai allontanata non capiva quei paroloni ,sapeva solo ,che quelle erbe spontanee facevano bene alla salute , cosi come l’aveva appreso da sua madre e a sua volta da sua nonna e cosi da …sempre.