lunedì 30 aprile 2012

Il desiderio di ebbrezza (ovvero la forza dell’oblio)


Parte prima
Giuseppe Bivona

“Osserva il gregge che ti pascola innanzi. Esso non sa cosa sia ieri,cosa oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e così dall’alba al tramonto e di giorno in giorno,incatenato al momento con il suo piacere e dolore e perciò ne triste né tediato….
(Friedrich Nietzsche)

 
                                                    Il signor B. non era nato di certo per fare il cameriere , burbero, austero, scontroso,insomma privo di quei prerequisiti minimi che si richiede per l’assolvimento di questo non facile mestiere . Direte: non è neanche facile trovarne uno che si prestasse a “servire” una ricca e variegata fauna stanziale presso il circolo “Universitario e….di Cultura”
Sta di fatto che il signor B. resistette nella “ gabbia dei leoni” per parecchi anni.
Finché accadde che il comune pensò bene di adornare con vasi e fioriere la via principale del paese ,la dove si slarga un po’ e il marciapiede si fa più spazioso.
Il circolo si sviluppava in tutta la sua lunghezza nel bel mezzo ,era perciò coinvolto per tutto il fronte: furono sistemate tre grosse fioriere di cemento entro le quali si collocarono vari tipi di fiori ed arbusti odorosi ,forniti direttamente dal fioraio.
Accadde però una cosa strana e del tutto imprevedibile : tra i fiori spuntò un arboscello dalle caratteristiche foglie palmate che nell’indifferenza dei passanti e dei soci del circolo continuava tranquillamente a crescere come se nulla fosse….proibito. Sarebbe cresciuta fino alla fioritura, se, per un puro caso , una mattina,due brigadieri di finanza si fermarono davanti all’edicola per comprare il giornale, che , ironia della sorte, stava di fronte il circolo. E che vedono?
il sig. B. tranquillamente intento ad innaffiare le fioriere ed in particolare una pianticella di ….cannabis.
Il povero uomo sudò sette camice per dimostrare la sua estraneità oltre la buona fede e approfittando della terra sufficientemente inumidita la estirpò e sotto lo sguardo vigile dei due tutori della legge, la depositò nel cassonetto della spazzatura.
Per tutta la notte il signor B. non riuscì a prendere sonno , no riusciva a capacitarsi in che situazione si era cacciato, ma la cosa che più lo turbava, non era il rischio corso con la legge per l’infrazione nel “coltivare” una pianta proibita. Rimuginava , e continuava a chiederesi sbigottito , cosa contenesse di così pericoloso una insignificante pianticella, quale straordinario potere contenevano le sue infiorescenze, da fare scattare le manette ,per chi fosse trovato in possesso di soli pochi grammi!.
Da sempre gli esseri viventi hanno dovuto farsi strada nella fitta e intricata selva dei vegetali ,i quali non offrivano solo nutrimento ,ma eccitavano, calmavano ,placavano il dolore e taluni producevano veleni mortali : la conoscenza era essenziale per la sopravvivenza . Tuttavia esistono piante che fanno qualcosa di più straordinario, di…bizzarro , fabbricano molecole che hanno il potere di modificare l’esperienza soggettiva della realtà che comunemente e ordinariamente , chiamiamo coscienza.
Ma perché alcune piante sono arrivate a tanto? Perché l’evoluzione ha prodotto piante in possesso di tale magia? Che cosa rende così irresistibile per noi il loro impiego? E poi, perché è così severamente proibita?
In centinaia di milioni di anni, le piante, condannate a vivere sempre sullo stesso posto, hanno messo a punto dei sistemi ingegnosi per sopravvivere . Le più incredibili , almeno per noi , sono quelle messe in atto per agire espressamente sul nostro sistema nervoso
Le tossine prodotte da alcune piante ,come la nicotina,paralizzano o provocano convulsione ai muscoli degli insetti,altre, come la caffeina,scardinano il sistema nervoso e stroncano l’appetito. Le tossine dello stramonio conducono i predatori alla pazzia immettendo nel loro cervello visioni tanto spiacevoli da indurli a rinunciare al pasto. In alcune piante i foto sintetizzatori causano ustioni agli animali che l’ingeriscono o la presenza di una molecola nella linfa di certi alberi che impedisce ai bruchi di svilupparsi in farfalle.
Esistono , ovviamente delle controstrategie evolutive da parte del mondo animale:processi digestivi disintossicanti ,tattiche nutritive che riducono i rischi ,vedi il caso della capra che bruca molte piante differenti, ma in quantità innocue.
Gli uomini hanno sviluppato la capacità di osservazione e memoria cosi da apprendere ed acquisire esperienza ,dai successi o dagli errori di un altro . Molti animali “temerari” hanno guidato l’uomo attraverso questi percorsi inusuali: Le pecore delle montagne rocciose che si spezzano i denti per grattare un lichene allucinogeno ,cosi le capre hanno indicato ai pastori abissini che mangiucchiando delle lucenti bacche rosse di caffè divenivano particolarmente vivaci. Oppure ad un ignaro cinese o scita osservare dei piccioni indolenti quasi ubriachi dopo aver assaggiato alcuni semi di cannabis di cui sono particolarmente ghiotti. Per non parlare del puma che scopre il chinino, guarendo dopo aver mangiato la corteccia dell’albero della china . Gli stessi indios dell’Amazzonia notarono come il giaguaro essenzialmente carnivoro ,di tanto in tanto rosicchiava la corteccia dello yaie provocando vistose allucinazioni : coloro i quali imitavano l’animale si ritrovavano con gli “occhi di giaguaro” . Tuttavia basterebbe non muoversi di molto da casa ed osservare il nostro gatto assaporare l’erba del giardino come la Nepeta Cataria ( l’erba gatta) ed accorgerci che il felino inizia a rotolarsi prossimo ad una estasi …sessuale.
Da queste semplici ed elementari esperienze fin dall’antichità gli uomini di tutto il mondo raccoglievano e coltivavano piante e funghi sacri che avevano il potere di ispirare e permettere l’accesso ad altre dimensioni , verso più profonde ed oscure inesplorate conoscenze dell’animo umano.
Nel medioevo ci imbattiamo spesso e ben volentieri nel “giardino del farmacista” ricco di essenze che guarivano , inebriavano e in non pochi casi …avvelenavano . Maghi e streghe coltivavano piante “ psicoattive” con il potere di produrre “incantesimi” vedi lo stramonio , il papavero da oppio ,, la belladonna, l’hashish, l’amanita muscaria e la pelle di rospo.
Curiosamente questi ingredienti coltivati nei giardini selvatici, venivano combinati in una miscela “ esplosiva ,ovvero l’unguento per “volare” ossia un olio che le streghe assumevano per via vaginale utilizzando un pene artificiale che la letteratura mutò in…manico di scopa. Ma questi giardini medievali non sopravvissero a lungo, assieme a maghi e streghe finirono sul rogo .furono trasformati in” giardino di delizie” con finalità prettamente ornamentali. Le erbe “ magiche” grazie ad un medico e alchimista svizzero Paracelso ,continuarono ad esistere addomesticandone la loro coscienza dionisiaca ,sotto il segno di tinture curative e medicine varie.
( fine prima parte).



giovedì 26 aprile 2012

Mangiar bene e Stare bene.

Pane, pasta, frutta, verdura, moltissimi legumi, olio extra-vergine di oliva, pesce e pochissima carne. Ecco gli ingredienti della Dieta Mediterranea, dichiarata dall'Unesco “Patrimonio orale e immateriale dell'umanità”. La ragione dell'onorificenza è la ricaduta positiva che la Dieta Mediterranea possiede nei confronti della salute. Ma sapete chi fu il primo a dimostrarne l'efficacia in maniera scientifica? Un italiano? No, lo statunitense Ancel Keys.
Nato nel 1904 a Colorado Spring, fu biologo, fisiologo e nutrizionista presso l’Università del Minnesota. Inviato al seguito delle truppe durante la Seconda guerra mondiale si occupò, per conto del Ministero, di un ampio programma sull'alimentazione.
Durante il suo soggiorno italiano partecipò al primo “Convegno sull'Alimentazione” che si tenne a Roma nei primi anni '50. Alla presenza dei massimi esperti, Keys rimase affascinato dal dato della bassa incidenza di patologie cardiovascolari e di disturbi gastrointestinali della regione Campania e dell'isola di Creta.
Una correlazione che doveva in qualche modo essere spiegata scientificamente. Per questa ragione fu il promotore del primo studio pilota volto a chiarire il mistero. Ad essere sottoposti alle analisi fu la popolazione di Nicotera, in Calabria. Pochi anni più tardi, più precisamente nel 1962, si trasferì a Pioppi, una frazione del comune di Pollica, nel Cilento. Pioppi divenne il quartier generale dei suoi studi. Dopo decenni di indagini giunse alla conclusione che l’alimentazione a base di pane, pasta, frutta, verdura, moltissimi legumi, olio extra-vergine di oliva, pesce e pochissima carne era la responsabile dello straordinario effetto benefico sulla popolazione locale.
Questo tipo di alimentazione venne chiamata “Mediterranean Diet”, Dieta Mediterranea appunto. Tutti i risultati dei suoi studi vennero tradotti, in forma divulgativa, nel famosissimo libro “Eat well and stay well”, ovvero Mangiar bene e Stare bene. Un volume che fece rivoluzione a partire dagli Stati Uniti, suo paese d'origine.
Keys rimase a Pioppi per oltre 20 anni e morì, nel 2004, all'età di 100 anni. Sinonimo che la Dieta Mediterranea, sul suo inventore, funzionò in maniera davvero eccelsa!

martedì 17 aprile 2012

Le Minni di Virgini di Sambuca di Sicilia e l’Agnello Pasquale di Favara


prodotti a Denominazione Comunale, 
 protagonisti al Salone del Sapore di Catania




 Un salone che ha presentato un ampio spettro di espositori e di sezioni.   Dalle produzioni tipiche (giustamente un fiore all’occhiello della nostra penisola) al canale alberghiero e dell’hotellerie in genere, dalle procedure per la sicurezza alimentare al packaging dei prodotti. Tutto quello che in qualche modo attiene al settore food. Tra gli eventi la tavola rotonda su  “ La Denominazione Comunale come strumento di valorizzazione dell’identità territoriale".  Le De.Co.   non sono marchi non rappresentano tutele, ne tanto   meno delle vie brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute. Sono un atto politico, che fissa un valore, una carta di identità che il sindaco rilascia dopo aver censito un passato, un presente, e ipotizzato uno sviluppo futuro  afferma Nino Sutera tra i promotori dell’iniziativa De.Co in Sicilia.
Per Ivana Calabrese animatrice della Libera Università Rurale Saper&Sapor, (che ha sede a Sambuca di Sicilia) La  (De.Co.) è  un opportunità  per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità
Per Peppino Bivona della Libera Università Rurale Saper&Sapor  la tutela della storia, delle tradizioni ed del patrimonio culturale comunale e i sapori tradizionali legati alle produzioni tipiche sono un patrimonio di inestimabile valore da preservare per consegnarle alle generazioni future.
Per  Angelo Messinese  ViceSindaco del Comune di Favara, che recentemente ha avviato l’iter per la de.co per l’Agnello Pasquale di Favara,  La De.Co è  stata adottata per valorizzare in primis la produzione tipica del mondo agricolo, ma anche  per valorizzare un prodotto artigianale di eccellenza riconosciuta, una sinergie d’intendi portata avanti in collaborazione con la Soat di Favara, la proloco, e il supporto tecnico del dott. Sutera.
Per Luigi La Sala Vice Presidente del Consiglio Comunale di Sambuca di Sicilia , Le de.co. possono costituire un embrione nella definizione del “brand” di un territorio che si voglia proporre come destinazione nel settore del turismo rurale, ecosostenibile ed enogastronomico, il nostro comune proprio un anno addietro ha presentato alla città con l’Audizione Pubblica la de.co Minni di Virgini di Zambut, che ha visto tra i relatori il Dott. Bivona, il Prof. Vaccaro, e il dott. Sutera.

Al termine della tavola rotonda, alla quale hanno preso parte dopo le introduzioni di Marco Magrini, anche Francesca Zappalà della Soat di Catania, Onofrio Nina della Soat di Favara e Pinella Costa Attaguile, degustazione dell’Agnello Pasquale e delle Minni di Virgini, molto apprezzati
Il prossimo appuntamento con le de.co a mettà maggio a Sambuca di Sicilia, in occasione dei festeggiamenti della Madonna.


giovedì 12 aprile 2012

La De.Co per un territorio protagonista


"Salone del Sapore" 

14 -18 aprile 2012 

presso i MAAS (Mercati AgroAlimentari Sicilia) di Catania

 

 

Tra le iniziative,  Lunedì 16 aprile ore 11.00

si terrà

il convegno sulla De.Co (Denominazione Comunale)

Interverranno  Marco Magrini, Ivana Calabrese, Giuseppe Bivona, e Nino Sutera

Il Salone del Sapore é una grande manifestazione nata per portare sotto i riflettori l’importanza strategica del made in Italy, che trova nel settore agroalimentare e nell’enogastronomia nazionale due elementi portanti per favorire competitività, crescita e sviluppo, con l’occhio sempre attento alle esigenze dei consumatori ed alla tutela dell’ambiente. L’evento fieristico esclusivo del sud Italia dedicato alle specialità agroalimentari italiane, ai prodotti per il catering, all’accademy chef, ai prodotti biologici e senza glutine, al food service e coinvolge in particolare quattro aree tematiche: HO.RE.CA., TECNOFOOD, FOBESS e OLIO DI VINO. Realtà come l’enoturismo e argomenti chiave come tipicità, qualità e sicurezza alimentare, troveranno il giusto spazio nella manifestazione. Tra le iniziative   si terrà  il convegno sulla De.Co (Denominazione Comunale)  La  (De.Co.) è  un opportunità  per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica, con pochi e semplici parametri, il luogo di “nascita” e di “crescita” di un prodotto e che ha un forte e significativo valore identitario per una Comunità. La De.Co è  stata adottata per valorizzare in primis la produzione tipica del mondo agricolo, ma anche i piatti della tradizione e alcuni prodotti artigianali di eccellenza.

Si tratta  di un sistema che vuole difendere il locale rispetto al fenomeno della globalizzazione, la quale tende ad omogeneizzare prodotti e sapori.    Le De.Co.   non sono marchi non rappresentano tutele, ne tanto   meno delle vie brevi rispetto alle denominazioni europee riconosciute. Sono un atto politico, che fissa un valore, una carta di identità che il sindaco rilascia dopo aver censito un passato, un presente, e ipotizzato uno sviluppo futuro.
Per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono tuttavia due principi, la storicità del prodotto  e  l’interesse collettivo, condiviso e diffuso.
 La Sicilia, ha avviato questo percorso con l'intento di valorizzare dal punto di vista culturale, turistico ed economico le eccellenze del suo giacimento eco enogastronomico. La De.Co. anche come espressione di un patrimonio collettivo condiviso, per censire e valorizzare l’agricoltura tricolore.
La tutela della storia, delle tradizioni ed del patrimonio culturale comunale e i sapori tradizionali legati alle produzioni tipiche sono un patrimonio di inestimabile valore

Libera Università Rurale Saper&Sapor

www. http://liberauniversitrurale.blogspot.com/

martedì 10 aprile 2012

I problemi dell’agricoltura si risolvono ……a tavola ( prima parte)


  g. bivona      
                                                                      Se vi capita di chiedere ad un giovane studente di agraria  quante malattie affliggono le piante coltivate , vi farà un lungo elenco, magari distinguendole per comodità  tra quelle causate da crittogame da quelli causati dagli insetti. Se poi provate, allo stesso, a chiedergli chi sono i nemici degli agricoltori  , tentennerà,troverà qualche difficoltà a rispondere, oppure vi ripeterà i soliti luoghi comuni …i commercianti …i politici. Eppure sulla pelle dei contadini sono  state  commesse le  più vergognose ingiustizie e perpetrati i più ignobili inganni  attraverso un sistema agro-alimentare che ha espropriato il cibo dalla sua vera funzione, la cultura alimentare  mediterranea  privata della sua storica saggezza, contraffatto e  manipolato alimenti fino a “denaturarli”  a ridurli a vera e propria spazzatura piazzandoli ai gozzi consumatori con l’ausilio di ingannevoli messaggi  pubblicitari . Tutto questo accade nel più totale silenzio del mondo agricolo, ormai  rassegnato a subire vessazioni da tutti i fronti e ridotto   a  semplice manovalanza , impegnato ad una sola e semplice funzione: fornitore di materia prima di “base”. Ma la cosa più grave  è che tutto ciò è avvenuto con la complicità  silente ed interessata di i tutto il  vasto apparato medico- nutrizionista- farmaceutico  che hanno visto nella   “malattia”   l’occasione di trarre il massimo dei benefici e su questi  articolato i loro  interessi. Insomma siamo passati dalle mani dei goffi e ignoranti medici del “ malato immaginario “ di Molière adusi a prescrivere clisteri consigliare salassi… agli attuali “stregoni” che ci curano consultando e annaspando nel copioso manuale delle prescrizioni farmaceutiche! Se vi fate visitare nessuno di questi “santoni” vi chiede “ cosa avete mangiato?”  perché non conviene loro rimuovere la causa ,bensì  lenire il fastidioso effetto attraverso l’uso di  farmaci , costosi ma divenuti accessibile al popolino grazie alla Mutua.  Ora l’alimentazione e la nutrizione è un cosa  molto seria per lasciarla in mano di due “ calamità “ dell’umanità che sono: i dottori agrari e i dottori in medicina, come sarcasticamente sostiene il mio amico prof Nicola Uccella.
Ora proviamo a percorrere un itinerario insolito , se volete originale , che si differenzia dai soliti schemi  che la cultura medico- nutrizionista ci ha propinato in questo ultimo secolo 
 Il rapporto tra il mondo vegetale e quello animale è strettamente  intrecciato e reso funzionale da un cosi detto processo coevolutivo,  ovvero di uno srtetto legame , intimamente  connesso che vede il mondo animale da un lato nutrirsi dei vegetali e dal’tra parte  i vegetali in particolare le angiosperme servirsene per  facilitarne l’impollinazione e quindi la variabilità genic, fino all’affidamento dei semi per la loro diffusione nel tempo e nello spazio. Questa è una visione un po’ ostica da digerire per l’attuale cultura predominante , dominata da  bieco antropocentrismo che vede la natura al nostro servizio e  il creato in funzione solo ed esclusivo interesse dell’uomo . Sta di fatto che nella catena evolutiva del mondo animale troviamo i primati ,e quindi l’uomo e nei vegetali i fruttiferi : parafrasando il titolo del  felice successo del libro di Monod ,  sarà più un caso o la necessità?
 In natura di fatto  esiste un rapporto  abbastanza definito tra la “ costruzione” fisica dell’animale ( motore) e il suo alimento naturale ( carburante)
L’uomo , dal punto di vista  filogenetico e dell’anatomia comparata non è un erbivoro, ne un carnivoro per la semplice ragione che non ha denti canini sviluppati   ma buoni incisivi , la mandibola  che si articola in verticale ma anche lateralmente per triturare i semi, non produce l’enzima urekase per la disintegrazione dell’acido urico, possiede il pollice opponibile  per raccogliere la frutta e i semi , il sedere grosso, l’intestino sacco luto   adatto alla fermentazione dei cibi di origine vegetale, ghiandole salivari ben sviluppate, saliva ed urina alcalina, lingua liscia , intestino lungo dodici volte la lunghezza del corpo , placenta discoidale , colon convoltuto ecc.
Questo  “modello” originario e primitivo è rimasto  quasi inalterato nei millenni,  fino ai nostri giorni ,mentre l’evoluzione antropologica ,culturale, migrazioni, carestie , ecc ,hanno  indotto l’uomo a modificare il suo regime alimentare attraverso adattamenti più o meno necessari . Ma la più innovativa e radicale modifica del regime alimentare l’uomo la compie con la scoperta del fuoco e quindi la cottura dei cibi. Abbiamo sempre considerato questa evenienza  come l’avvio della civiltà, l’accesso ad una migliore utilizzazione degli alimenti , la sua digeribilità  ,la sua appetibilità ,fino a riscoprirne  le raffinatezze gustative nell’odierna arte culinaria ovvero la “nouvelle cusine” In verità non tutti furono entusiastici della cottura dei cibi e in particolare dell’alimentazione carnea . Nella Grecia  antica tra i tanti filosofi spicca Pitagora  seguito da Leonardo da Vinci e giù  fino all’inizio del secolo scorso dove alcuni coraggiosi medici posero le basi per una alimentazione naturale come strettamente correlata con la nostra salute e il nostro benessere.
Qualcuno storcerà il naso , giudicherà poco opportuno “invadere” altri campi . Invece il futuro dell’agricoltura si gioca  tutto qui ,su questo  specifico“terreno”:  la  rivincita del modello agricolo produttore di derrate alimentari  che hanno solidi basi scientificamente corretti o se volete “etici” e un sistema”imperiale”  dominato  dai  colossi agroalimentare alleati con la grande distribuzione interessati a sfornare cibi” spazzatura” ,sotto gli occhi chiusi ,ma tacitamente collusi della medicina farmacologica.
Noi dobbiamo caparbiamente entrare nel merito dei cibi e dei valori  nutritivi  delle funzioni che svolgono nel nostro organismo, non più come fanno i medici che partono dalla malattia per poi curarla ,bensì  dalla condizione di benessere, dello stato di salute come base delle nostre funzioni organiche
Per circa un trentennio ho lavorato alla selezione dei fruttiferi  ,per meglio individuare le cultivar  all’interno delle diverse specie ,che   potevano attenzionare o essere preferiti dei consumatori,al fine di incrementarne i consumi. Criteri valutativi  pedanti  , analisi  chimiche e organolettiche minuziose ,quasi a voler spaccare il capello in quattro! Invece eravamo ( e siamo !) di fronte  al dono per eccellenza che il padreterno  ha voluto regalarci , una manna piovuta dal cielo ,perchè dopo il latte materno , la frutta, nel suo più vasto assortimento, è il cibo più “ideale” al nostro benessere . Il segreto è nella sua ricchezza di “acqua” , vera,naturale e biologica  .La sua composizione così equilibrata e talmente funzionale al nostro organismo  che la sua digeribilità è la più immediata tra tutti gli alimenti, grazie ad una ricca presenza dei cosi detti “food enzimi” che, in un alimento consumato crudo esplicano tutto per intero la loro funzione. (fine prima parte)     

mercoledì 4 aprile 2012

L’incontro



Giuseppe Bivona

Oh , quale catastrofe, quale mutilazione dell’amore è quando questo viene ridotto a un mero sentimento personale,avulso dal sorgere  e del tramontare del sole e isolato dalla magica relazione del Solstizio e dal Equinozio !. Le nostre radici sanguinano perché le abbiamo recise dalla Terra, dal Sole e dalle stelle,e l’amore non è  altro che una ridicola parodia poiché, misero fiore , noi lo abbiamo staccato dall’albero della Vita e pensiamo  di poterlo mantenere in vita nel nostro civilizzato vaso sul tavolo
 D.H  Lawrence

Quell’anno la Pasqua  arrivò “bassa”  ovvero gli ultimi giorni di marzo. Ma per don “Ciccinu” , presidente del comitato per la festa  Pasquale “Di lu n’contru”, le cose si mettevano male.
Proprio in quei  primi mesi  dell’anno , come dicono i contadini “ sciacchitani” il signore s’era “messo le scarpe “, ossia pioveva a più non posso e non sembrava avesse voglia di smettere.
Se il detto “innaru siccu, massaru riccu” aveva un minimo di veridicità ,quella in corso sarebbe stata  una annata  tutta da dimenticare. Ma la preoccupazione  che più assillava  il vecchio  contadino   era un'altra, di non  facile soluzione: con che  cosa  avrebbero adornato le statue  di San Michele e di Gesù risorto,se l’acqua e il freddo avevano ritardato la fioritura e l’allegagione  delle  primizie?
L’addobbo dei santi   per i paesani non era cosa di poco conto  ,  non sarebbe passato inosservato ,in particolare San Michele aveva gli occhi puntati da parte di tutta la cittadinanza. Il piccolo santo aveva un  ruolo decisivo nella festa di Pasqua : comunicare alla Madonna che suo figlio era risorto .Il tutto si svolgeva nella via principale del centro storico ,per tre andirivieni,causa lo scetticismo della madre di Gesù. San Michele portato a spalla da quattro devoti , raggiungeva la Madonna  avvolta con un mantello nero a lutto ,per  annunciare la buona notizia: “ vostru figghiu allivisciu”  ed Ella scettica, rispondeva: nun ci criu” . Il povero santo spalleggiato , ritornava da Gesù risorto , il quale  lo pregava di insistere ancora una volta;  di nuovo altra corsa , ma…..altra risposta incredula. Finche Gesù spazientito  decide si andare egli stesso di persona è chiarire tutto.
 Perciò in fin dei conti l’addobbo floreale e le primizie orticole  non assolvevano che ad una funzione coreografica , un abbellimento  occasionale , un rituale non indispensabile per la tradizione e il messaggio cristiano. Anzi , non poche volte erano state occasione di scontro con padre arciprete che le reputava questa insistenza  e caparbietà del comitato, un retaggio pagano. 
Ma le cose non stavano così. La preoccupazione di “ Lu zù Ciccinu” era comune a tanti suoi amici contadini , ma anche a i molti artigiani ,calzolai, maniscalchi ,falegnami ,sarti ecc. i quali  non volevano saperne di mandare in giro il santo e Gesù risorto  disadorno  privo dei bei e pingui mazzi di bbalicu (viola cicche), di calle, delle infiorescenze vermigli di sulla  e poi dei baccelli lunghi e verdi di fave. Si , fave  San Pantaleo che gli ortolani  conservavano  i semi gelosamente.
La devozione di  adornare ed abbellire  la base della statua del santo e di Gesù risorto  aveva radici profonde e ragioni antiche che si perdevano nella notte dei tempi :era  considerata simultaneamente  una offerta votiva  ed un auspicio per propiziarsi i santi per una buona annata che avrebbe  legato a cascata il contadino ai  tanti ,diversi artigiani  che prestavano i  propri servizi per l’intero anno
Il povero padre arciprete ,ignorante e bigotto , non capiva questi legami , cosi come non avrebbe trovato  curiosa la connessione tra il “ suo” Natale e il Solstizio di inverno  o quello d’estate con la festa di San Giovanni . Tanto valeva ammettere  che i primi cristiani non persero tempo ad “assorbire” le antiche feste rituali  nel loro calendario liturgico!.
 Alla fine, anche quell’anno, i santi vennero adornati, la voce si era sparsa in tutto il paese , la ricerca delle “primizie” si estese pure ai paesi limitrofi , anche le casalinghe   offrirono i fiori riparati in casa nei vasi. I santi fecero la loro bella figura e il rito Pasquale si svolse in una magnifica giornata di sole primaverile
 Ora  “lu n’contru” era terminato,  i santi in fila ,si apprestavano a fare ritorno in chiesa per celebrare la messa. Dietro , fianco a fianco  li seguivano padre arciprete e “lu zù Ciccinu”.
Per ambedue la Pasqua era la festa della resurrezione di Cristo , un evento straordinario  un mistero  centrale della religione cattolica: la vita che sconfigge la morte, perciò della speranza nella divina  Provvidenza .
Ma per “lu zù Ciccinu” quel giorno, quella festa  era qualcosa di più, che andava oltre il rito liturgico.
Prende l’avvio il risveglio della natura, una rinnovata risurrezione  delle sue creature , i giorni sempre più solari ed i raggi sempre più caldi animano gli esseri viventi. Rinasce la speranza per la produzione di nuove messi, dei raccolti portati a buon fine .  Nella sua  visione “ciclica” il vecchio contadino ha la consapevolezza  che il seme gettato per  “morto” nel terreno, in questa primavera germinerà , cosi come le piante spogli fin dall’autunno cominciano a germogliare e curiosamente molti lo fanno vestendosi prima di tutto di fiori . Si, tanti fiori come volessero mandarci un  chiaro messaggio : il prevalere della la bellezza e la gioia di vivere.

BUONA PASQUA A TUTTI VOI
 E ALLE VOSTRE FAMIGLIE

    

lunedì 2 aprile 2012

“La De.Co per l’Agnello Pasquale di Favara”










Favara –AG- Sabato 7 Aprile  ore 17.00  Castello Chiaramonte

 

A Favara durante il periodo pasquale si svolge ogni anno la" Sagra dell'Agnello Pasquale", dedicata al dolce tipico di pasta di mandola farcito di pistacchio, a forma di Agnello, quest’anno dal 4 al 7 Aprile
La manifestazione organizzata dal Comune di Favara, con la collaborazione dell’Assessorato delle Risorse Agricole e alimentari Soat di Favara, della Pro-Loco, mette in vetrina il tipico dolce di pasta di mandorla farcito con pistacchio, che proprio nel periodo pasquale prende la forma di Agnello.
Il prodotto dolciario, gustato, conosciuto ed apprezzato in Italia ed all’Estero, sarà esposto nelle suggestive sale del Castello Chiaramonte. Quest’anno si arricchisce di una nuova iniziativa  legata alla De.Co. ( Denominazione Comunale)
La Denominazione Comunale (De.Co.) è la frontiera sulla quale possono operare i sindaci per salvaguardare l'identità di un territorio legato ad una produzione specifica. La Città di Favara ha avviato questo percorso con l'intento di valorizzare un patrimonio collettivo condiviso.
 La  tutela della storia, delle tradizioni, del patrimonio culturale comunale ed i sapori tradizionali legati alle produzioni tipiche sono un patrimonio di inestimabile valore da difendere e conservare.
Ed è proprio questo l'intento della De.Co.: valorizzare dal punto di vista culturale, turistico ed economico le eccellenze della produzione locale enogastronomica.


La De.Co. è infatti sia un sistema che vuole difendere la produzione locale salvaguardandola dalla globalizzazione, sia un riconoscimento legato strettamente al territorio.

L’agnello pasquale, preparato con pasta reale a base di mandorle, ripieno di pasta di pistacchio e finito con velo di zucchero e decorazioni, è rimasto un dolce strettamente artigianale e familiare fino alla seconda metà del 1900.
Questo prelibato dolce è stato assaggiato il 12 maggio 1923, da mons. Giuseppe Roncalli (1881-1963 - eletto Papa Giovanni XXIII il 28-10-1858), quando, essendo in visita ad Agrigento, dovendo rientrare a Roma, il canonico Antonio Sutera volle accompagnarlo fino a Caltanissetta e, passando per Favara, insieme si fermarono nella sua residenza di via Umberto per prendere un caffé e, per l’occasione, assaggiare questo dolce favarese preparato da suor Concetta Lombardo del collegio di Maria.
Il dolce venne talmente apprezzato da mons. Roncalli, al punto tale che a 40 anni esatti dalla visita ad Agrigento-Favara, precisamente l'11 maggio 1963, ricevendo il nuovo Vescovo ausiliare di Agrigento, mons. Calogero Lauricella, accompagnato per l'occasione, dal teologo Antonio Sutera, studente all'ateneo di Roma, Papa Giovanni XXIII volle ricordare due cose in particolare: la visita effettuata ai templi di Agrigento e il gusto particolare dell'agnello pasquale, consumato a Favara 
Dopo i saluti del Sindaco di Favara Rosario Manganella, Giovani Alaimo Assessore all’attività produttive Leonardo Pitruzzella Presidente Consiglio Comunale,  Salvatore Lupo Presidente commissione all’attività produttive, gli interventi  di  Andrea Bartoli, FARM Cultural Park.- Logo identità comunicativa    - Nino Sutera,   Le risorse autoctone e la valorizzazione dell’identità territoriale attraverso la De.Co.-Giacomo Sorce,  Le risorse Comunitarie e il territorio:  -   Conclusione Carmelo Rinoldo  SOAT - Favara
 
L'appuntamento è per  Sabato 7 - ore 17.00 presso la saletta universitaria - Castello Chiaramonte a Favara