martedì 29 maggio 2012

Un mondo senza fiori





g.bivona


Non riesco ad immaginare il mondo senza i fiori” disse Alice mentre sostava estasiata sotto un albero di susino in piena fioritura; non c’era un tratto di legno, nei suoi rami ,che non fosse coperto fiori.
“Eppure” disse il Gufo “ duecento milioni di anni fa i fiori non esistevano, la terra era popolata da felci, muschi, conifere e cicadacee, non formavano fiori e frutti nel  vero senso della parola.
“Ma come facevano queste piante  a riprodursi e a perpetuare la specie senza gli organi sessuali espressi nel fiore?” disse curiosa Alice
“Be ,molti si riproducevano per via asessuata “ rispose il Gufo” clonandosi in svariati modi . La riproduzione era un fenomeno discreto ,( non a caso le piante si chiamano Gimnosperme ,nascosto), se vuoi dispendioso, diseconomico: veniva rilasciato  tantissimo polline “ leggero”  che il vento o l’acqua trasportava  e solo per “caso”  un po’ di polline riusciva  a raggiungere i membri della stessa specie, col risultato di veder nascere un minuscolo striminzito seme. Comunque ,cara Alice , questo mondo “prefloreale”, era più tranquillo, più lento, e più semplice del nostro attuale L’evoluzione  procedeva pigramente, per la semplice ragione che non vi erano differenziazioni sessuali e poca mescolanza di geni,  la riproduzione interessava piante vicine, con uno stretto vincolo di parentela. Lo scenario ambientale di questo pianeta ,era monotono: di sicuro più verde ,ma privo di colori, di varietà di forme , di profumi ,di attrazione…insomma non esisteva la Bellezza .O meglio, l’aspetto di ogni cosa  non aveva nulla a che vedere con la molla del…. Desiderio!”
Alice attenta colse la sottigliezza : “Come dire che non c’e bellezza senza desiderio?  Ma allora come  spuntano fuori  i fiori? E perché  rivoluzionarono tutta la vita sulla terra?”
Il Gufo, sull’argomento, non è che avesse le idee sufficientemente chiare  ,cerco di destreggiarsi al meglio delle poche conoscenze e residui ricordi  scolastici in materia.
“Le Angiosperme, ovvero le piante che producono fiori e semi rivestiti e protetti , apparvero durante il Cretacio e si diffusero con una velocità impressionante. Le ragioni di tanto successo? Invece di affidare la diffusione, prima del polline e poi de semi( leggi geni) , al vento e quindi al caso ,le nuove piante provviste di fiori ,intrecciarono una stretta relazione con il mondo animale , ovvero stipularono un eccellente contratto coevolutivo : Io, pianta ti  fornisco nutrimento in cambio, tu insetto o animale mi trasporti il polline o/e i  dissemini semi nell’ambiente circostante.
Il come e il perché siano apparse le angiosperme , resta  ancora un mistero nell’intricato processo evolutivo. Lo stesso Charles Darwin definì questo fenomeno improvviso e del tutto inafferrabile :”un mistero insopportabile” .
Sta di fatto che questo “nuovo mondo” ora è più ricco di novità , diversità, di variabilità genetica , una “ricchezza”  della specie da spendere  nelle situazioni di  eventuali difficoltà .D’ora in poi l’evoluzione si sviluppa secondo un rinnovato modello coevolutivo : l’attrazione tra specie differenti. Tutto deve essere interessante ,bello ,desiderabile, appetibile , intrigante….le danze sono aperte!
La selezione naturale favorisce  i fiori più “belli”  ovvero quelli che riescono a catturare l’attenzione degli impollinatori e i frutti più appetitosi per gli animali.
La macchina desiderante  coinvolgeva le creature delle diverse specie e quelle che riuscivano a gratificare i propri desideri  avevano un successo assicurato ovvero maggior discendenza , sicura dominanza sul territorio.
La “bellezza” si rivelò una strategia di sopravvivenza!
Le nuove parole d’ordine vincenti  furono : grandezza, lucentezza, dolcezza , fragranza…tutte qualità  che assicuravano un  sicuro successo.
Tutto ciò accelerò la velocità dei mutamenti evolutivi: era dispendioso affidare il polline ad un insetto che poteva recapitarlo ad un indirizzo “sbagliato” perciò per le piante divenne vantaggioso  avere un aspetto e un profumo  specifico, con  spiccate caratteristiche, tale da attrarre  l’attenzione di un unico  esclusivo impollinatore.
Alice era affascinata , ma le sembrava una  forzatura addebitare questa singolare strategia alle piane ovvero ad entità di per sé semplici dalla espressioni organizzativa e fisiologica piuttosto elementare.
Perciò chiese:” Vuoi dire che le piante studiarono ed analizzarono il desiderio degli animali?
Cercarono di trovare il loro punto “debole”, come ad esempio la dolcezza dei frutti , per consentire la diffusione dei semi in essi contenuti?”
Il Gufo non ebbe esitazione: “ Senza i fiori noi non esisteremmo, dominerebbero ancora incontrastati i rettili  che in un mondo ricco di foglie e privo di frutti, se la cavavano benissimo. I fiori ci hanno fatto nascere , noi che siamo i loro più attenti estimatori siamo entrati di prepotentemente  nella storia naturale . I fiori, hanno continuato nel tempo a divenire sempre più belli  ai nostri occhi ,racchiudendo nel suo essere più profondo anche i nostri tropi e le nostre idee più impossibili, meno narrabili. Siamo andati oltre.  Abbiamo rivolto la nostra attenzione più in là  della corolla del fiore   in un singolare gioco appassionato e affascinante.
Tu ti chiederai ,che cosa sarà mai un   fiore?
Il fulcro autentico  del doppio aspetto della natura , le energie conflittuali della creazione e della distruzione , l’innalzamento verso forme complesse e l’impulso travolgente che li allontana
I greci chiamavano Apollo e Dionisio  questi due aspetti della natura e in essa non esiste nulla in cui  la loro lotta  sia evidente e struggente  come nella stessa essenza del fiore :che passa  da una fulgida bellezza ad  rapido trapasso.
Ecco la conquista dell’ordine sul caos e il suo gioioso abbandono. La bellezza autentica ( cosa diversa dalla gradevolezza) è il risultato di queste due tendenze opposte . Osserva per un attimo  una rosa o una peonia: più splendide  appaiono quelle in cui la profusione caotica dei petali è contenuta da una forma o da una struttura che rispetta la simmetria di un globo o una tazza da tè : impedisce alla corolla , l’abbondanza dei petali, di divenire ai nostri occhi, troppo indolente! Ecco la perfezione dell’arte e il fluire cieco della natura . la trascendenza e la necessità.!
Alice  era incantata il “mistero” nascosto nel mondo dei fiori , svelava in aspettabili sorprese. Volse di nuovo lo sguardo al susino fiorito e  piano piano  accostatasi , sussurrò all’albero: “ Che sia proprio ,li ,in un fiore, il significato della vita!?”


domenica 20 maggio 2012

“Minni di virgini” : un dolce dalla forma voluttuosa ma dal contenuto sobrio



Giuseppe Bivona

Suor Virginia   era una suora intelligente,  aveva la  consapevolezza   della difficoltà in cui andava incontro, nel creare un dolce  originale, tale  da stupire i convitati della marchesa  ,in occasione del matrimonio del figlio Pietro.
 Ora ,come tutte le donne intelligenti , non ebbe alcuna esitazione   nel cimentarsi  nel difficile antinomia tra  “forma “e ”sostanza” 
Certo in tempi in cui  il Santo Uffizio , per molto meno licenziava al rogo  donne meno perspicaci per  la sola disavventura  di usare erbe medicamentose, le “minni di virgini” ,erano di certo una provocazione bella e buona!
 Nell’ultimo mezzo secolo , la cultura materiale  e con essa l’”arte bianca”   del nostro patrimonio locale artigianale  hanno ceduto “ armi e bagagli”  alla più insolente , tracotante delle industrie agroalimentari : l’invenzione del “Mulino bianco”  ,  delle   “Nutelle”: si,  sempre la stessa quella che da generazioni….
Nel totale silenzio  delle autorità  sanitarie   e degli organi  adibiti  alla vigilanza  alimentare , per quasi dieci lustri   questi cialtroni  hanno  con la massima disinvoltura  trasformato i grassi  insaturi in “margarine”   , a man bassa abusato ,di conservanti,  antiossidanti , esaltatori di sapidità ecc.
Hanno preso per la “gola” adulti e piccini   in un gioco perverso , lasciando che la  pubblicità  la facesse da padrona e giocasse un sinistro  doppio  ruolo, tra   realtà e finzione.
Suor Virginia , non voleva rinunciare alle forme: si , direte che si era ispirata alle colline  “mammelliforme “ che circondano la bella  cittadina di Sambuca, ma il gioco era  sottile ed intrigante!
La pasta  lievitata  al punto giusto ,morbida, vellutata,  liscia come la seta , veniva plasmata  con delicata voluttuosità a forma di mezzaluna , con le varianti a “ coppa di champagne”, a “pera”, ecc.
La forma  aveva  la sua massima espressione di libertà  , foggiarla era come accarezzarla,  un gioco di seduzione  , al limite della tentazione…. La fantasia  è  cosi difficile imbrigliarla !
Ma suor Virginia  deve  spendere  la “sostanza”  ovvero il contenuto  ciò con cui riempirà  quella mezza luna a forma di minna.
Nessuno le impedisce di riempirla delle specialità dolciarie  esageratamente sdolcinate,  tali  da rimanere secchi  stupiti, al primo assaggio ,  una  eccedenza , un sovrabbondanza, senza limite, un crescente di voluttuosità    senza confine, smisurata , quasi tracotante…
 Invece suor Virginia con  molta saggezza   decide di  mitigare le lusinghe delle “forme” ,non si lascia  trascinare  dallo smisurato , esorbitante  , lusinghiero.
 No!
Riconduce  il suo “ripieno”  sul piano della sobrietà ,della castigatezza,della giusta misura , direbbero gli antichi greci. Sa ,che a fronte delle piacevoli sensazioni tattile , bisogna ricondurre  alla moderazione, alla morigeratezza.
La zuccata è per definizione  semplice e frugale  ,la dolcezza  bisogna quasi scoprirla, tirarla fuori , una  sorpresa   che sovviene lentamente ,con la masticazione, in una felice combinazione con la  crema e la pasta dell’involucro esterno .  La crema  di latte è la dolcezza più sobria per definizione .Lo zucchero è il lattosio  , la temperatura  mite , non eccede l’ebollizione ,  poi la cannella , il cioccolato .
Insomma un dolce “ sensitivo”
Ma la modernità con la complicità  della tecnica,  ha scoperto  gli zuccheri “ nudi”   essenziali   pronti ed efficaci   che arrivano prima al cervello come insidiose droghe  , lo disarmano ,  non gli danno il tempo  di riflettere  :  entra come un cavallo di Troia  nei nostri  costumi alimentari ,  accolto con ovazione,  osannato. Diveniamo insaziabili , voraci , ci rapisce ....
Eppure  la gran massa degli organi interni dal fegato al pancreas ai reni  , questi zuccheri “nudi”  imperiosi  e fulminei  sono una  vera e propria…calamità .
Il buon padreterno non aveva congegnato questo nostro “motore” per ricevere un simile “ carburante” . Perciò non sa  cosa farne , cerca di demolirlo ,  allerta  i sistemi di allarme, accende tutte le spie
Eppure, appena varcate la soglia di un supermercato  siete investiti  ambo i lati   da una montagna di confezioni di dolciumi  della peggiore spazzatura. Madri ignare  fanno incetta…” i miei figli ne vanno matti”. Si,matti da legare! Obes, fin da piccoli e con valori analitici del sangue al limite, affrontano il resto degli anni in una perenne precarietà salutare , in un incessante andirivieni  tra l’ambulatorio de medico  di famiglia ,che ormai  ha esaurito il ricettario e la farmacia ovvero  big pharma, che come un pozzo senza fondo divora  i bilanci nazionali.
Non di meno   le buone pasticcerie locali  insistono  con  caparbietà  a sfornare  dolci  a “km zero”,
 senza eccessive raffinazioni , freschi quanto  lo richiedono  la naturale decadenza  dei prodotti , con  materia prima di sicura e facile rintracciabilità  .
Sarebbe  troppo  sognare , in questi giorni  ancora primaverili   osservare lunghe file di scolaresche  intrattenersi al banco delle pasticcerie del paese  e chiedere  all’unisono:” Per favore mi dia   una “minna di virgini “. Poi allontananti dalla pasticceria  aprire lo zaino e buttare  nelle cassette dell’immondizia le confezioni di  brioscine   e dolciumi industriali , alla stregua  come si fa con la comune  peggiore spazzatura     

lunedì 7 maggio 2012

Il desiderio di ebbrezza( ovvero la forza dell’oblio)

(parte terza)
      
Giuseppe Bivona

 Chi non sa sedersi sulla soglia dell'attimo, dimenticando tutto il passato, chi non sa stare ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria, non saprà mai cos’è la felicità, e peggio ancora non farà mai qualcosa che rende felici gli altri."
(F. Nietzsche)


L’interesse per la cannabis si riaccese intorno alla metà degli anni sessanta quando un giovane ricercatore israeliano isolò il composto chimico responsabile degli effetti psicoattivi:l delta-9-tetraidrocannabinolo ovvero il THC.
Qualche decennio dopo  fu scoperto il ricettore specifico del THC, una cellula nervosa alla quale si lega  ed apre come una chiave la serratura attivando una serie di neuroni  con le stesse modalità che coinvolgono la dopamina, serotonina e le endorfine.
La risposta del cervello diviene “non lineare” il segnale chimico inviato alle altre cellule innesca cambiamenti cognitivi , comportamentali e fisiologici. Insomma si sostituisce una nuova rete nel cervello ! Comprendere le ragioni  quale potesse essere la finalità di  una tale “ rete nuova”  ,richiede  un elenco di ragionevoli dubbi  che non è per niente peregrino : alleviamento del dolore,perdita della memoria  a brevissimo tempo,  piena tranquillità e lieve indebolimento  delle capacità cognitive.
“ Non ci posso credere “ avrebbe detto la mia amica Eugenia “  Immagina  per un istante, tutto ciò che quei poveretti di Adamo ed Eva, avrebbero desiderato dopo la cacciata dall’Eden !  La farmacopea non poteva inventarsi un farmaco migliore: alleviare ad Eva i dolori del parto  ed ad Adamo  di sopportare il duro lavoro fisico!”
Eppure un fiore , una pianta insignificante  cresciuta originariamente nell’Asia centrale ha la capacità di possedere  un complicato e complesso  meccanismo  neurologico  che presiede e nello stesso tempo determini   mutamenti  di aspetti della coscienza umana !
 Questa corrispondenza tra mente e natura  e qualcosa di miracoloso , eppure deve esserci una spiegazione  razionale!
 Una pianta non  compie uno sforzo  cosi singolare nel produrre  una molecola, se pur  unica e complessa , se  alla fin fine non trae  un evidente vantaggio  dal punto di vista evolutivo! Insomma perché la pianta di cannabis produce THC?  Non certo per regalare momenti di ebbrezza a potenziali esseri umani!
E se per un istante ipotizzassimo che che questa meschina e derelitta pianta  si fosse messa in testa di  sfruttare  a proprio vantaggio evolutivo  le proprietà psicoattive contenute nel THC? Che  in fi de conti  le ha consentito di difendersi ed evolversi?
In origine  botanica  era stata unica , solo diecimila anni fa  la canapa  coltivata per la produzione delle fibre o carta  si differenziò ,in un tratto dell’Asia centrale  i cannabis,  per divenire sempre più  diversa e distante,  selezionata per ragioni  medicinali e effetti  psicoattivi.
 Oggi la canapa e la cannabis sono come il giorno e la notte  con finalità distinte e  disparate : materiale e spirituale! La più fortunosa  è di certo la seconda per la sua proprietà ..dimenticare o meglio di non far funzionare la memoria a  breve termine.
Strano , ma il nostro cervello produce  un composto chimico  che interferisce con la  capacità di memorizzare  e ciò vale non solo per il ricordo del dolore.
No sarà che tutto si gioca su questa nostra capacità di dimenticare?
 Ne va della nostra sopravvivenza. Ricordare tutte le cose che vediamo o che ci accadano, sarebbe una tragedia  perciò necessita un capacità rigidamente selettiva.
La memoria è nemica dello stupore , che non alberghi in altro luogo che non sia il presente. Perciò le forti emozioni risiedono nei bambini che non hanno accora accumulato questa lunga ed opprimente colonna che come una pressione atmosferica ci sovrasta senza via di uscita. Siamo schiacciati da questa “ pressione della  realtà vissuta”  . Possiamo venirne fuori attraverso la “ valvola riducente della realtà” Nella  metafora di Huxley  la valvola riducente si apre  per ricevere le esperienze , il nostro dramma sta nel gestire il “ risveglio”.
“ In un modo o nell’altro tutte le nostre esperienze  sono condizionate dalla chimica  e se crediamo che alcune di esse siano puramente spirituali , puramente intellettuali  puramente estetici  e  perché non ci siamo presi la briga di  esplorare  l’organismo  nel momento in cui si verificavano le “reazioni”“
 I mistici hanno sempre  lavorato con assiduità e pazienza  alla modificazione della chimica del  cervello,  vuoi col digiuno , con l’autoflagellazione , la veglia , l’ipnosi  ,o la recitazione ripetitiva delle preghiere ecc .
Il cervello è in grado di drogarsi da solo  come succede con i placebo: produrre  una dose extra di serotonina in risposta allo stimolo mentale .
Ma noi occidentali , giudaici cristiani  abbiamo  espresso una sufficiente misura di sicurezza tra  natura e cultura   guardiamo con gelosia  i confini tra  materia e spirito
 La Chiesa nn andò per il sottile , condannò  al rogo streghe e presunte tali .
 Tuttavia le piante magiche  furono risparmiate , anche se il muovo monoteismo , che introdusse  nei suoi rituali  e spettacoli   molto della tradizione pagana , non poteva  rinnegare il bisogno  alla devozione  ancestrale verso le piante “strane”
Ecco, la storia del frutto proibito , raccontatoci dalla Genesi  dimostra come  non esisteva niente di più importante!
Strano che possa sembrare queste piante lanciano   una grande sfida  al monoteismo  perché  minacciano di deviare lo sguardo  della gente dal cielo  , dove si pensa risieda il nuovo Dio ,.
Eppure le piante magiche  restano la sola forza gravitazionale  che ci riconduce alla terra  alla materia, al presente  lontano mille miglia dalla promessa di salvezza cristiana.
Ma quale era la conoscenza  da cui Dio  voleva tenere lontani  Adamo ed Eva  nel giardino dell’Eden?
Il frutto proibito  conta meno del due di coppe quando la briscola è a denari, se almeno  ipotizzassimo  quale fosse l’albero che Dio volesse tener lontani Adamo ed Eva.
 Valeva invece  molto più  per la “ nuova “ religione  spezzare  il legame  magico del genere umano  con la natura, privare di fascino il mondo  delle piante e degli stessi animali , per dirigere  la nostra attenzione  verso un unico , solitari Dio  albergante in cielo . Tuttavia Yahweh non poteva  far finta che  l’albero della conoscenza  non esistesse  e meno che mai, con generazioni di pagani  adoratori di piante che conoscevano benissimo .
Fu cosi che “l’albero “  ebbe la concessione di crescere  nell’Eden, ma…circondato da un irremovibile tabù.
Le piante che hanno il potere  di modificare i nostri pensieri  e la nostra percezione , di provocare stupore  e creare metafore  sfidano la radicata credenza  giudaica cristiana .  La nostra coscienza , che si considera separata dalla natura , ha raggiunto una sorta di trascendenza.
E se l’ebbrezza dionisiaca   finirebbe per dominare, catturare , fino a rapirci?
Gli antichi  greci popolo serio e corretto  capirono  che la cosa non  andava  presa alla leggera,  da sperimentare   spesso e volentieri .
 L’ebbrezza era un rituale  accuratamente circoscritto , giammai uno stile di vita , perché avevano compreso  che Dionisio può  renderci  angeli  o animali  , dipende.
 Eppure lasciare di tanto in tanto   che la natura ci rapisca è sempre una cosa molto utile  anche solo per riportare sulla terra  , almeno ogni tanto , il nostro sguardo astratto  e stancamente, noiosamente, rivolto in alto.    
    

giovedì 3 maggio 2012

Il desiderio di ebbrezza( ovvero la forza dell’oblio) II°


(seconda parte)
Giuseppe Bivona

“ Un essere umano chiese una volta ad un animale:” Perché non mi parli della tua felicità e mi guardi soltanto?”
L’animale voleva rispondere e dire:” Il fatto è che mi dimentico sempre quello che sto per dire” . Ma subito dimenticò anche questa risposta e rimase silenzioso”
Friedrich Nietzsche

Tutte le culture umane ricorrono ad un ampia varietà  di piante per gratificare il desiderio di alterazione mentale. Stranamente ne adottano una e proibiscono le altre: tentazione e tabù sembrano procedere di pari passo,vedi il ruolo tradizionale del’alcol nell’ occidente e gli oppiacei nell’oriente.
Ma dove nasce questa inclinazione umana verso le droghe?
Qua’è l’ingegnoso espediente  che mettono in atto queste piante per produrre sostanze chimiche dagli effetti  cosi misteriosi sulla coscienza umana?
Per gli scienziati che studiano il nostro cervello  sembra che esso svolga due funzioni apparentemente distinte:  una capacità superiore di  risoluzione dei problemi,ed un sistema interno  di risposte “ chimiche” ,tali che se, per esempio, compiamo  un atto particolarmente utile o/e  eroico , il nostro cervello è inondato  di sostanze chimiche  che gli procurano benessere .Non ci volle molto a capire come far scattare  ,artificialmente una risposta piacevole da parte del cervello!
Gli antichi greci compresero , come la risposta alle domande  sulle sostanze inebriante , coinvolgevano altri grandi misteri della vita poteva avere risvolti sia positivi che negativi
Il vino di Dionisio , come altre droghe possono risultare vantaggiose e rivelarsi di grande utilità , se ingannando chimicamente il cervello  sono di sollievo  al dolore , o aumentano la capacità di concentrarsi e lavorare  o aumentarne la resistenza , rimuovono le inibizioni.
Oggi la farmacopea  ci propone una vasta gamma di assortimenti  con l’imbarazzo della scelta.
Ma che dire  delle piante più potenti , psicoattive che alterano l’esperienza  dello spazio e del tempo al punto da “trasportare “  l’ignaro consumatore  fuori dalla sua  vita quotidiana e addirittura fuori da “se tesso”?
Ora comprendiamo perche tutte  le culture , su questo tema , sono  molto caute : queste piante  e le loro fitomolecole rappresentano una minaccia  per “ l’ordine costituito “  ovvero per la convivenza la pace sociale.
Queste piante ,paradossalmente ebbero due distinti “destini”  essere  considerate sacre  e/o proibite.
Se l’esperienza religiosa è un atto di trascendenza  dalla realtà contingente  attraverso stati estatici  come essere trasportati altrove, o ad  aprire la porta di accesso ad un altro mondo ; curiosamente accade  lo stesso  utilizzando un gruppo di piante psicoattive , quale il cactus del peyota,l’amanita muscaria, la segala cornuta, l’uva fermentata , il papavero da oppio e la cannabis!
Forse una riscrittura  delle religioni  ci obbligherebbe a riconsiderare che l’esperienza umana  del divino  ha le sue  più profonde radici  nelle piante e nei funghi . Una insoddisfatta brama di trascendenza , cosi come era avvenuta con la bellezza per i fiori , ora  intesse e ricuce  materia e spirito ,le piante psicoattive come “ ponte” esteso dalla materia verso  lo spirito .
 Ma cosa accade oggi , nell’età moderna , quando liberiamo l’immaginazione ,ovvero alteriamo lo stato di coscienza?  
Scrive Lenson “ Per quanto la critica  abbia tentato di rendere asettico questo processo , dobbiamo riconoscere che alcuni dei nostri poeti e pensatori canonici ,quando parlano di immaginazione , in realtà si riferiscono ed una alterazione della coscienza . Ma, allora, perché escludere i molti pensatori  della Grecia classica tra cui Platone , Aristotele, Socrate, Eschilo ed Euripide che erano soliti  partecipare ai misteri eleusini, rituali estasiatici , ufficialmente  festa del raccolto in onore di Demetra?.
 Nasce in occidente e in particolare nella Grecia classica la metafisica ovvero   la convinzione  che ogni cosa di questo mondo  abbia la sua forma ideale  e reale in un altro mondo  al di là dei nostri sensi .
Curiosamente accade che alcune droghe  influiscono sulla nostra percezione  in modo da allontanarci  dagli oggetti che ci circondano  e  la cosa più affascinante, che  ogni oggetto  rappresenta con maggior chiarezza  tutti quelli della sua categoria: un albero è un albero indistinto tra milioni di alberi!
Richard Dawkins nel “Gene egoista”  introduce  il concetto di “meme”  ovvero di una unita organica  di informazione culturale memorizzabile . I memi stanno all’evoluzione  culturale come i geni stanno all’evoluzione biologica .
Ma da dove arrivano  i nuovi memi?
A volte spuntano improvvisi dalle menti di  artisti, poeti ,scienziati magari in relazione  degli effetti delle piante psicoattive  le cui conseguenze  non dissimili  dalle radiazione sul genoma!
 In buona sostanza ,sono  molecole chimiche  con il potere di alterare  i costrutti mentali , di proporre nuove metafore ,nuove teorie.
Fine seconda parte