domenica 29 novembre 2015

Ecco l'agricoltura contro natura

                   Vi riportiamo un'articolo sulla nuova programmazione, che fa molto riflettere sul futuro dell'agricoltura.
di Roberto Bartolini
L’Europa ci ha messo cinque anni per delineare le linee di sviluppo per l’agricoltura nei prossimi cinque anni, ma gran parte di questo tempo è stato speso per individuare i punti di debolezza che caratterizzano l’agricoltura di oggi.

I principali punti deboli del nostro tessuto produttivo agricolo

Per quanto riguarda l’Italia, i punti critici più rilevanti individuati dall’Europa sono i seguenti:
  1. Scarsa gestione professionale dell’impresa agricola.
  2. Redditività decrescente delle aziende che porta al rischio di abbandono.
  3. Scarsa flessibilità dell’impresa per eccessiva specializzazione e bassa diversificazione.
  4. Dimensione media in SAU meno elevata rispetto ai competitor europei.
  5. Presenza di un parco macchine in larga parte obsoleto con elevati costi di manutenzione; impossibilità di applicare le più recenti innovazioni e le tecniche agronomiche meno impattanti e più redditive.
  6. Età elevata dei conduttori e limitato cambio generazionale che frena l’innovazione.
  7. Individualismo dei conduttori agricoli con difficoltà a cooperare e quindi a sfruttare le economie di scala tramite la gestione consorziale dei principali mezzi di produzione.
  8. Limitata cooperazione tra le imprese agricole e di trasformazione, con approcci poco manageriali nei rapporti interpersonali e nella gestione delle filiere.
  9. Volumi di sofferenze bancarie superiori alla media e insufficienza nella documentazione contabile e finanziaria disponibile per definire con correttezza la finanziabilità delle imprese agricole.
  10. Scarsa patrimonializzazione delle imprese agricole.
  11. Elevati costi di gestione degli allevamenti per scarso utilizzo dei concetti di benessere animale, biosicurezza e sostenibilità.
  12. Perdita di sostanza organica e del potenziale produttivo dei suoli.
  13. Elevati volumi di acqua utilizzata con sistemi di irrigazione a bassa efficienza.
  14. Livelli elevati di emissioni come gas serra (metano, protossido di azoto) e di azoto ammoniacale.
Abbiamo trascurato tanti altri aspetti critici rilevati, in particolare per quanto riguarda le aree marginali, montane e collinari, la selvicoltura e la gestione delle aree non produttive, la biodiversità eccetera; ma i punti sopraindicati sono comunque sufficienti per far riflettere tutti gli attori del comparto agricolo e cercare tutti insieme la strada per correre al più presto ai ripari.

Ci sarà un cambio di rotta dal 2020 in poi?

La necessità di mettersi al lavoro senza perdere tempo è dettata dal fatto che dal 2015 al 2020 la politica agricola concede ancora alcune centinaia di euro per ettaro agli agricoltori che intendono rispondere positivamente alle indicazioni europee, ma non è detto che la stessa situazione di sostegno si ripeta dal 2020 in poi.
Nelle segrete stanze di Bruxelles, infatti, non sono pochi coloro che stanno guardando con attenzione e condivisione a ciò che hanno stabilito di recente gli Stati Uniti per i loro agricoltori a proposito di sostegni al comparto. Negli Usa è stata abolita qualsiasi forma di sostegno diretto e indiretto all’agricoltore, seguendo un concetto molto semplice: “Sino a oggi sei stato finanziato affinché tu potessi raggiungere un grado di efficienza produttiva capace di farti stare sul mercato con la possibilità di guadagnare; ma da oggi in poi la musica cambia: lo Stato interverrà in tuo aiuto solo di fronte ad abbassamenti sotto determinate soglie dei prezzi di mercato delle commodities“.
La morale è chiara: caro agricoltore, l’efficienza economica della tua impresa deve essere ormai un dato di fatto, cioè una condizione indispensabile per essere imprenditore agricolo; e quindi avrai finanziamenti dall’amministrazione pubblica solo se le condizioni di mercato saranno molto critiche.
Attenzione dunque, perché gli Stati Uniti aprono nuove strade e di solito l’Europa li segue a ruota dopo alcuni anni.

Nei nostri nuovi Psr ci sono tutti i punti chiave della nuova politica agricola

I nuovi Piani di Sviluppo Rurale, al di là del burocratese che li contraddistingue e dai meccanismi troppo complessi che sono alla base della richiesta di finanziamento, costituiscono un “libro bianco”, cioè un vademecum importante per l’agricoltore che vuole capire cosa deve fare nella pratica per poter diventare o rimanere competitivo.
Nelle oltre mille pagine di ciascun PSR regionale sono indicate infatti con molta accuratezza tutte le azioni che occorre mettere in campo, che sono sostenute con aiuti specifici, ma che in ogni caso vanno applicate nei prossimi anni, anche senza ricevere il finanziamento.
È questo il punto da chiarire bene: ciò che andiamo a specificare qui di seguito l’agricoltore deve metterlo in pratica anche senza il finanziamento regionale, altrimenti tra cinque anni sarà tagliato fuori dal mercato.

Le tre priorità per chi fa agricoltura

  1. Essere competitivi sui mercati.
  2. Produrre ciò che serve ai cittadini (quantità e qualità).
  3. Applicare in campo la sostenibilità ambientale ed economica.

Cosa fare in concreto

L’agricoltore può prima fare un esame critico di quello che fa oggi, e poi concentrare la sua attenzione sui seguenti aspetti, per capire dove e quali sono le criticità della sua impresa, ragionare sui margini di miglioramento possibile e individuare i giusti correttivi.
  • Aumentare la fertilità dei suoli.
  • Valorizzare la diversificazione colturale.
  • Incrementare le produzioni/ettaro.
  • Salvaguardare sanità e qualità dei raccolti.
  • Diminuire gli input energetici e le emissioni.
  • Utilizzare meglio l’acqua di irrigazione.
  • Creare filiere a tracciabilità totale e favorire le aggregazioni.

Perché lo si deve fare

Le principali motivazioni che giustificano le azioni sopra citate sono le seguenti:
  • I terreni presentano livelli di sostanza organica ai minimi storici.
  • I prezzi e i mercati sono sempre più volatili.
  • La popolazione e la richiesta di cibo aumentano.
  • Il consumatore è disposto a spendere per la qualità globale e certificata.
  • La Pac chiede l’intensificazione «sostenibile».
  • Le risorse per produrre sono sempre meno.
  • L’industria pretende garanzie sulla tracciabilità.

Come lo si fa?

Quanto detto finora è da praticare con una gestione imprenditoriale dell’azienda agricola e con l’applicazione dell’innovazione tecnologica. Sono tre i punti chiave sui quali agire:
  1. Suolo
  2. Precisione
  3. Gestione dell’irrigazione
Il suolo agricolo è il bene più prezioso che abbiamo e dobbiamo fare di tutto per aumentare la sua fertilità globale.
Il suolo agricolo è il bene più prezioso che abbiamo e dobbiamo fare di tutto per aumentare la sua fertilità globale.

Il suolo è il bene più prezioso

No tillage” (NT, semina su sodo) e “Minimum tillage” (MT, minima lavorazione compreso strip-till) salvaguardano la struttura del terreno, migliorano la stabilità chimico-fisica dei suoli, aumentano il tasso di sostanza organica, favoriscono il ritorno dei microrganismi utili del suolo, la circolazione dell’acqua e dell’aria necessari alla vita delle piante. Oltre a contrastare i fenomeni erosivi, a sequestrare carbonio e limitare le emissioni di gas in atmosfera.
Questo è ciò che pensano coloro che hanno scritto la nuova politica agricola. E infatti per la prima volta tutti i PSR regionali sostengono, pur con diversità e anche qualche contraddizione tra una regione e l’altra, gli agricoltori che applicano d’ora in poi la semina su sodo, la minima lavorazione, lo strip-till e le cover crops (colture di copertura).
Ma, ripetiamo, le lavorazioni conservative del suolo vanno applicate anche se l’agricoltore non riceverà i finanziamenti. Se non vuole o non può cambiare il parco macchine, ci sono i contoterzisti che sono già ben attrezzati in questa direzione.

Agricoltura di precisione: cosa significa?

Ma l’agricoltore deve anche applicare l’intensificazione sostenibile, che significa produrre di più e con un impiego più efficiente delle risorse e dei mezzi tecnici.
Cosa si deve fare per questo?
  1. Aumentare la conoscenza per ettaro.
  2. Quantificare la variabilità del suolo e delle produzioni.
  3. Correlare le cause agli effetti della variabilità.
  4. Gestire le colture e i mezzi tecnici in funzione della variabilità.
Tutto questo, riassunto in un solo concetto, è “Precision farming” o “Agricoltura di precisione“.
Esempio di attrezzatura trainata da un quad che misura la resistività elettrica dei suoli e produce la mappa in cui si identifica la diversa tessitura del terreno (sabbia, limo e argilla).
Esempio di attrezzatura trainata da un quad che misura la resistività elettrica dei suoli e produce la mappa in cui si identifica la diversa tessitura del terreno (sabbia, limo e argilla).

Mappe del suolo, di produzione e di prescrizione

Conoscenza per ettaro” significa disporre delle mappe del suolo (vedi articolo) e delle mappe di raccolta realizzate dalla mietitrebbia. Dalla combinazione delle due conosciamo finalmente, punto per punto, come è fatto il nostro appezzamento e cosa produce.
Ci saranno zone dove si produce di più e zone dove si produce di meno, e sovrapponendole con le caratteristiche del suolo (sabbia, limo e argilla) già si ottiene una prima indicazione di quelle che sono le cause-effetto della variabilità produttiva.
Il computer di bordo consente di impostare e monitorare la distribuzione differenziata di sementi, concimi e agrofarmaci.
Il computer di bordo consente di impostare e monitorare la distribuzione differenziata di sementi, concimi e agrofarmaci.
A questo punto si realizzano le mappe di prescrizione, cioè si imposta una strategia per l’anno successivo dove, per esempio, si prevede di aumentare l’investimento a ettaro di mais, di soia o di altre colture nelle zone più fertili, dosando in maniera differenziata la concimazione per verificare cosa succede sulle rese. Lo stesso vale per l’irrigazione o il diserbo.
Ovviamente per fare questo occorre disporre di attrezzature, seminatrici, spandiconcime, barre e sistemi irrigui capaci di dialogare con sistemi informatici che ordinano all’attrezzo di comportarsi in modo variabile zona per zona. Non è fantascienza: chi lo fa già, anche da anni, ha ottenuto vantaggi economici considerevoli.
L’irrigazione di mais e soia con l’ala gocciolante è uno dei sistemi più efficienti e razionali per distribuire acqua alle colture.
L’irrigazione di mais e soia con l’ala gocciolante è uno dei sistemi più efficienti e razionali per distribuire acqua alle colture.

Quale irrigazione?

L’agricoltore deve razionalizzare l’uso dell’acqua che, dopo il suolo, è il principale fattore di produzione, attraverso:
  1. Sistemi di monitoraggio delle disponibilità idriche nel suolo e dei fabbisogni delle colture.
  2. Nuovi sistemi di distribuzione più efficienti, come per esempio le ali gocciolanti.
  3. Applicazione della distribuzione avvalendosi di sistemi di precisione.
Anche in questo campo le innovazioni tecnologiche sono innumerevoli e potete trovare degli spunti in alcuni articoli pubblicati sul nostro portale.

Le conclusioni su cui meditare bene

Oltre ai tre principi di matrice strettamente agronomica che sono indicati in maniera prioritaria nella nuova politica agricola, ce ne sono tanti altri che riguardano le strategie commerciali, l’aggiornamento professionale, la trasformazione, i rapporti di filiera e via dicendo. Invitiamo dunque gli agricoltori a scaricare i PSR dai portali delle Regioni e leggerseli piano piano, indipendentemente dal fatto che si richieda un finanziamento o meno. Si tratta di una lettura istruttiva che rafforza quello che è l’obiettivo di fondo della nuova politica agricola europea per i prossimi 5 anni, e cioè:
Favorire la fuoriuscita dal mercato delle imprese agricole che non sono competitive, cioè le imprese che mostrano bassi livelli di produttività e di innovazione e che non rispettano la sostenibilità ambientale.

venerdì 13 novembre 2015

La neoruralità e i cibi tradizionali

               Dott. G. Bivona  
              Dalla fine della seconda guerra mondiale la nostra agricoltura ha subito un cambiamento profondo e radicale ,una vera rivoluzione paragonabile a quella avvenuta nel neolitico più di diecimila anni fa. Dalla meccanizzazione alla genetica,dalla concimazione alla difesa delle piante, fino alla gestione del suolo.

Ora siamo qui a chiederci: Ma questi cambiamenti cosi tempestivi e incisivi nell’agro ecosistema, hanno modificato la qualità dei prodotti agricoli? L’incremento quantitativo ha avuto riflessi negativi sulla qualità? Insomma i cibi consumati oggi hanno la stessa valenza nutrizionale di quelli consumati dai nostri nonni?
La risposta è NO! Fino a qualche tempo fa potevamo affermare che i cibi e gli alimenti in generale di una volta erano più gustosi ,profumati ,insomma più appetitosi. Secondo alcuni in questo giudizio non era estranea l’influenza di una atavica fame, strettamente legata alla teoria della marginalità. Tuttavia oggi disponiamo di risultati di ricerca che ci dicono come la qualità ovvero la fertilità del suolo e intimamente legata allo stato sanitario delle piante che vi si coltivano e queste agli animale che se ne nutrono compreso l’uomo nella duplice veste di consumatore finale sia come vegetariano che carnivoro . Il suolo agrario oggi è stato espropriato della sua funzione “mediatrice” ,non fertilizziamo più il terreno , bensì ci rivolgiamo direttamente alle piante a cui forniamo sotto forma facilmente assimilabile i tre macronutrienti fondamentali N P K . . Abbiamo scavalcato e reciso tutti i complessi legami che legavano la pianta al suolo con tutta la ricchezza di batteri, funghi, micorrizie e,lombrichi ecc. alterandone il suo equilibrio. Perciò oggi le piante sono meno resistenti alle malattie ed hanno ridotto le loro qualità “nutraceutiche” . Le piante coltivate sono selezionate a fini di incrementarne le rese e soddisfano le sole esigenze “caloriche” ma sono divenute carenti per esempio del 20% di vitamina C, di 15% di ferro,del 30% di riboflavina per non parlare di enzimi ,fattori di crescita ecc. Un esempio abbastanza eloquente ci viene dai sistemi di allevamento e alimentazione degli animali domestici, Ebbene la qualità del latte, dei formaggi o delle uova è comparabile solo per il tenore proteico ma radicalmente dfferenti tra animali allevati allo stato libero e nutriti di erba fresca e quelli confinati perennemente a stabulazione fissa e nutriti di sfarinati. Nelle produzioni zootecniche di animali allevati secondo “natura” sono presenti i CLA e gli omega3 , tanto che in America sono in vendita le uova “arricchite” con omega 3. Noi non sappiamo ancora quanta incidenza abbiano questi nostri alimenti sulla salute e sul nostro benessere, una cosa è certa che parallelamente ad un radicale cambio dell’agricoltura sono mutate le qualità degli alimenti ….e sarà una coincidenza l’aumento di talune malattie. Per concludere,vorrei ricordare che sarebbe interessante che il vostro dolce Tipico fosse ancorato ad una rispettosa ricerca delle materie prime come ad esempio la zuccata. Infine ,questi brevi accenni costituiscono elementi di riflessione che assieme ad altre tematiche stanno suscitando l’interesse per il recupero della memoria,del buon senso, della frugalità, della sobrietà, in un modello culturale che abbiamo chiamato Libera Università Rurale Saper&Sapor attraverso un percorso condiviso di riflessione.